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Tag: Val Tartano

Estate in Val Tartano

E’ disponibile il calendario degli appuntamenti in Val Tartano per l’estate 2024.

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Le architetture rurali in Val Tartano

La Valtellina è posta in un’area di confine tra sistemi radicalmente diversi che privilegiano rispettivamente l’uso della pietra e del legno. Quest’ultimo è prevalente in Valfurva, a Livigno in particolare, in alta valle di San Giacomo e in parte della Val Bregaglia in Valchiavenna. Invece la media Valtellina, sia sul versante orobico che su quello retico, vede una netta prevalenza dell’uso della pietra. Senza escludere la possibilità di un influsso culturale pastorale da altre aree alpine, questa eccezione è legata anche ad una maggiore disponibilità del legno di larice, adatto all’uso e resistente alle intemperie. Le residenze permanenti hanno struttura in pietra e malta e sono ancora rilevabili parti di edifici di origine alto-medievale. Inoltre, hanno grandi pietre d’angolo e gli arcaici portali con pietre monolitiche, sia nei piedritti che negli architravi.

La Val Tartano ha mantenuto intatto, fino agli anni ’70 del ‘900, il proprio patrimonio tradizionale di architettura contadina con linguaggi differenti tra la zona di Campo e quella di Tartano. Sono le stesse differenze che si riscontrano nel linguaggio e che sono state ben documentate nel Dizionario dei dialetti delle due comunità da parte di Giovanni Bianchini. Questa originalità non è stata fino ad oggi adeguatamente salvaguardata e il patrimonio delle dimore tradizionale è andato incontro, purtroppo, a molte demolizioni e irrimediabili trasformazioni.

In ambedue le località (a Campo e a Tartano) gli insediamenti invernali costituiscono un insediamento di valle. Non esiste un villaggio vero e proprio, accentrato, ma siamo in presenza di una rete di piccole contrade. La chiesa, con il suo recinto sacro, è situata in un luogo baricentrico e visibile da tutte le frazioni. A Campo le contrade sono dei piccoli nuclei di abitazioni in pietra, mentre a Tartano, sia in Val Lunga che in Val Corta, esse si riducono spesso a delle grandi case. Si tratta di masi abitati da famiglie allargate, poste sui dossi, al riparo dalle valanghe e dalle alluvioni del torrente. Un’altra particolarità della Val Tartano, a partire dalla metà del XVII secolo, è legata al fatto che le stalle e i fienili si diffusero con una particolare tipologia. Lo zoccolo è in muratura e la parte in elevazione è in legno con struttura a travi incastrate (tipo blockbau, nella parlata locale detto scepàda o incucadüra) e con montanti verticali inseriti in travi scanalate (a canne d’organo, nella parlata locale tapunàda o cani dè òrghegn).

Un altra specificità della dimora della Val Tartano è la presenza, anche se solo in alcune località, di un locale ad uso stüa, cioè rivestito completamente di tavole di legno, con stufa (pigna) interna al locale ma con accensione esterna, in genere in cucina. Anche questo ambiente è in genere diffuso nella dimora rurale tradizionale solo in Valchiavenna e in alta Valtellina, mentre nella media Valtellina persiste il riscaldamento con camera a fumo e focolare centrale, senza canna fumaria. Così è, per esempio, nella vicina Val Fabiòlo dove l’unica stüa è presente solo nella casa parrocchiale, anche se con accensione interna alla stanza. Due esempi interessanti di stüe con pigna in muratura in dimore rurali sono ancora oggi rilevabili in Val Corta, a La Foppa e alla Bratta, la frazione abitata più alta di quella valle. Dalle caratteristiche rilevabili sembra evidente che tali soluzioni sono adattamenti migliorativi della casa di epoca moderna (XVII – XVII secolo), in corrispondenza con la diffusione di un importante miglioramento tecnologico, la canna fumaria. Le stalle-fienili non sono sempre unite alla residenza, spesso sono edifici isolati costruiti in posizione logistica favorevole rispetto ai prati, in modo da poter facilmente essere utilizzati per la conservazione del fieno. Sopra in nuclei abitati, con una certa regolarità, al limitare del bosco, si ritrovano anche piccoli edifici, parte in legno e parte in pietra, per la custodia delle capre.

Alpe Sona

Biorca – Alpe Sona

PARTENZA: Biorca (1164 m)

ARRIVO: Alpe Sona (1900 m)

DISLIVELLO: ca. +736 m

TEMPO: ca. 2 ore e 30′

DIFFICOLTA’: OSA

La partenza è dalla Biorca (1164 m). Si percorre la Val Corta, per poi attraversare (sx) il ponticello poco prima dei Barbera. Quindi ci si comincia ad inoltrare il Val di Lemma, tenendo sempre la sinistra (destra idrografica) del torrente senza possibilità di sbagliare. Giunti alla casera di Lemma bassa (1694 m), si raggiunge il torrente e lo si attraversa. Si prende quota in sinistra orografica su un costolone boscoso seguendo grossomodo il tracciato del sentiero estivo. Dopo numerosi zig zag, si sbuca improvvisamente nei pascoli aperti dell’Alpe Sona (1900 m). Il luogo regala una sensazione di libertà e calma assoluta, rotta esclusivamente dalle nostre voci. Davanti si ha la prestante mole del Foppone (2303 m), mentre più a sinistra c’è il Monte Tartano (2290 m), per niente slanciato.

Pila – Passo di Tartano

Dagli anni ’70 la Val Tartano è una meta conosciuta ed apprezzata per lo scialpinismo e per le ciaspolate, ricca di itinerari classici ma che stupiscono chi li percorre, come la tranquilla salita al Passo di Tartano, sicuramente la più battuta, al Passo di Porcile un po’ più alto e panoramico, la Bocchetta dei Lupi che si collega alla Val Madre. L’esposizione a Nord della maggior parte degli itinerari è garanzia di neve di ottima qualità fino a stagione inoltrata. Numerose sono anche altre cime che meritano di essere raggiunte come la cima di Lemma, che è tra le più frequentate in assoluto anche dai bergamaschi, la Cima Dordona, il Dos Tacher e il Monte Rotondo.

Itinerario al Passo di Tartano

Itinerario: Pila (1300 m) – Arale (1485 m) – Casera di Porcile (1803 m) – Baita del Lares (m 1900) – Passo di Tartano (2108 m)

Dislivello: 808 m

Durata: ore 2.30

Si lascia l’auto al parcheggio alla frazione di Pila, dove ha inizio l’itinerario incamminandosi sulla strada della Val Lunga. Passati sotto la contrada Arale, poco più avanti, la strada compie un tornante sinistroso, dopo il quale si prende a destra il sentiero estivo per i Laghi di Porcile, lo si percorre e si passa alti sopra la baita Bianca, oltre la quale si attraversa il torrente. Dopo qualche tornante il terreno si adagia nella conca che ospita la casera di Porcile. Lasciate a sinistra le baite, si continua a salire fino alla baita del Lares, quindi si lascia a sinistra la traccia che va ai Laghi di Porcile e si procede a destra. Al successivo dosso si avvista la croce del passo di Tartano raggiungibile con un’ultima salita.

Biorca – Bagini

PARTENZA: Biorca (1140 m)

ARRIVO: Bagini (1260 m)

DISLIVELLO: +120 m

DIFFICOLTÀ: Facile la Val Corta in Val Tartano è un vero paradiso per le ciaspole. L’itinerario qui proposto è semplice e alla portata di tutti. Partendo dalla località Biorca (1140 m, a sud-ovest del nucleo di Tartano) si percorre il tracciato della strada sterrata che si inoltra nella Val Corta fino al caratteristico abitato di Bagini (1260), punto nel quale la valle si dirama in Val di Lemma e Val Budria.

Biorca – Dosso Pàia

PARTENZA: Biorca (1140 m)

ARRIVO: Dosso Pàia (1688 m)

DISLIVELLO:  +548 m

DIFFICOLTÀ: Facile

Il punto di partenza è il parcheggio nei pressi del torrente Tartano, in località Biorca, raggiungibile dal fondovalle con la SP 11.
La strada in Val Corta, con le acque a sinistra, è da seguire per circa 700 metri, poi – al bivio – c’è la carrozzabile che raggiunge i Fognini a quota 1300 metri, con un ultimo tratto di sentiero segnalato dopo il quarto tornante (altrimenti si va per la Foppa). La contrada è anche di interesse architettonico per la presenza di alcune esempi di blockbau, che è la prima e più antica forma di costruzione lignea, del 1600, i più antichi di tutta la Val Tartano. Il ripido prato, oltre le baite, accompagna al bosco, circa 100 metri più su e poco dopo un fienile in legno che il sentiero supera a sinistra. Gli abeti scoprono il cielo solo oltre i 1600 metri di altitudine, con il Dosso Pàia a quota 1688 m che è il primo punto panoramico; oltre, risalendo la radura, senza mai rientrare nel bosco – 1835 sono i metri sul livello del mare – c’è Baitü.

Testo tratto da www.amolavaltellina.eu a cura di Silvia Angelini.