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Autore: admin

Sci

Per gli amanti dello sci il piccolo comprensorio delle Funivie di Pescegallo, in Valgerola, offre la possibilità, tramite una seggiovia e uno skilift, di raggiungere quota 2000 m arrivando piedi della bocchetta di Salmurano.

Meta ideale sia per gli esperti che per i principianti, Pescegallo offre assoluta tranquillità anche per le famiglie con bambini, i quali possono sciare liberamente senza i rischi della folla.

La conformazione della valle e la sua esposizione a nord regalano sempre abbondanti nevicate che rendono questo piccolo angolo di Valtellina, un vero paradiso dello sci.

All’altezza dell’arrivo del primo tratto (seggiovia Pescegallo da 1450 a 1850 m) c’è il Rifugio Salmurano, dal quale si parte comodamente per i 12 km di piste a disposizione.

Pescegallo vanta due ottime scuole di sci: Scuola Sci Pescegallo e EnjoySki School.

Infine il Gallopark, uno straordinario parcogiochi ideale per chi ama il bob e la slitta ma anche per chi vuole muovere i primi passi nel mondo dello sci alpino.

Dalla stagione 2016/2017, per i principianti è possibile usufruire delle lezioni e del campetto (con tapis roulant) direttamente alla partenza della seggiovia dove, ambedue le scuole, saranno presenti.

Per ulteriori informazioni: www.pescegallovalgerola.it

Climbing

Il comprensorio del Consorzio Turistico Porte di Valtellina è un vero paradiso per gli amanti di ogni tipologia di arrampicata.

Dai famosi giganti di granito della Val Masino, ricca anche di massi erratici come il Sasso Remenno e patria del bouldering, al verrucano rosso di Ponteranica della Val Gerola, i climbers non avranno modo di annoiarsi. L’appassionato potrà inoltre trovare comode palestre naturali presso l’abitato di Sirta e in località Nestrelli sulla Costiera dei Cech.

Il gioco dell’arrampicata in Val di Mello

È la culla del “sassismo”, la disciplina sportiva, oggi nota come bouldering, che qui ebbe i natali negli anni ’70. La Val di Mello da allora è un vero paradiso naturale per gli amanti dell’arrampicata, sui massi di fondovalle, meta di schiere di ragazzi provenienti da ogni parte del mondo, come lungo le pareti luminose dell’Alta Val Masino, dove un gruppo di giovani scalatori decise di abbandonare l’alpinismo classico per rivolgere le proprie attenzioni al “nuovo mattino”. Scalate vertiginose lungo fessure perfette e prove di autocontrollo cercando l’aderenza su lisce e ripide placche, hanno portato, attraverso l’inconsapevole gioco dell’arrampicata, all’evoluzione delle tecniche, dei materiali e della mentalità degli scalatori, contribuendo in modo sostanziale, a far nascere in Italia il free climbing. A distanza di trent’anni, nonostante la fama della località abbia varcato i confini nazionali, l’etica dei frequentatori del “non lasciare traccia del proprio passaggio” consente di rivivere in Val di Mello le sensazioni dei primi scalatori, fra verdi radure attraversate da un rigoglioso torrente e cascate che irrompono fra le balze rocciose delle pareti di perfetto granito che spingono i loro profili arrotondati fino al cielo. Nel percorrere la mulattiera che sale fino alle baite di Cascina Piana, fra boschi di larici e faggi che in autunno si tingono di mille colori, è possibile scoprire un ambiente incontaminato, dove anche gli antichi nuclei abitati sono parte integrante del territorio e contribuiscono a ricreare atmosfere di tempi lontani.

Arrampicata e bouldering in Val Masino

La Val Gerola e il Gerolasass

Nel 2019, in Val Gerola, nel cuore delle Alpi Orobie, è stato inaugurato con la 1a edizione di “Gerolasass” un omonimo parco d’arrampicata e bouldering tra i più grandi della Valtellina. Il parco è suddiviso in due aree, raggiungibili da Gerola Alta in 10 minuti a piedi. Oltra a ciò, classici sono i brevi ma interessenti percorsi d’arrampicata ai Denti della Vecchia, in Alta Val Gerola.

Arrampicata e bouldering in Val Gerola

La Costiera dei Cech e la Falesia del Caimano

Il 9 Ottobre 2021 è stata inaugurata la parete di roccia chiamata la “Falesia del Caimano”. La guida alpina Cristian Candiotto, detto Cinghio ha dedicato questa falesia all’amico Armando Ligari, detto appunto il Caimano. 150 fix di progressione, 13 soste per 15 linee. Per quanto riguarda le vie: le linee spaziano dalla placca allo strapiombo, regalando così un’arrampicata molto varia. La base della falesia è comoda e le varie terrazze che si susseguono sono collegate da gradini. Il sole lambisce la falesia dal primo mattino fino al tramonto, il panorama sul Monte Legnone e la brezza del lago, il vento leggero, rendono la scalata unica. Per raggiungere la falesia bisogna arrivare a Monastero, piccola frazione di Dubino e poi intraprendere il Sentiero dell’Acqua per circa 20/30 minuti che parte dietro la chiesa, dove si trova anche la casa che fu di Walter Bonatti.

Bisogno di una guida?

Guida alpina Mario Vannuccini (insegnamento ed accompagnamento nella pratica di trekking, arrampicata e free-climbing, alpinismo, scialpinismo, canyoning).

Guida media montagna Saverio Monti (Specializzato in trekking ed escursioni in mountain bike in giornata o su più giorni, GPS e mappatura sentieri, organizzazione eventi e gare sportive).

Riserva Naturale del Pian di Spagna e Lago di Mezzola

La Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è stata istituita da Regione Lombardia nel 1983 in attuazione delle direttive contenute nella Convenzione di Ramsar (IRAN, 1971), aventi come finalità quelle di assicurare l’ambiente idoneo alla sosta e alla nidificazione dell’avifauna migratoria, di tutelare e mantenere le caratteristiche naturali e paesaggistiche della zona classificata umida, di disciplinare e controllare la fruizione dell’area ai fini didattico-ricreativi e di valorizzare le attività socio-economiche presenti nell’area, nel rispetto delle esigenze di conservazione dell’ambiente.

Il territorio della Riserva Naturale Pian di Spagna – Lago di Mezzola è riconosciuto come Sito di Importanza Comunitaria (Sic)-ZPS/ZSC, e fa parte della Rete Ecologica Europea “Natura 2000”, che rappresenta un complesso di luoghi caratterizzati dalla presenza di habitat e specie sia animali sia vegetali, di interesse comunitario, la cui funzione è quella di garantire la sopravvivenza a lungo termine della biodiversità presente sul continente europeo.

La Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di Mezzola è indubbiamente un laboratorio naturale ricco di spunti per l’osservazione diretta delle diverse componenti ecosistemiche e del sistema idrografico presente, ma anche un esempio concreto di interdipendenza fra le attività antropiche e le risorse naturali, che si esprimono da secoli nel mutevole paesaggio agreste. Un’area di tanto e tale valore naturalistico può e deve essere fonte di ispirazione per intraprendere un percorso di crescita culturale sia per coloro che vivranno in futuro quest’area, abitandola o gestendola, sia per coloro che, visitandola, vi lasceranno un’impronta leggera e ne rispetteranno i delicati equilibri.

Il Pian di Spagna

Il Pian di Spagna si trova nella parte più settentrionale della Lombardia e costituisce la piccola pianura, estesa poco meno di 1600 ettari, posta alla confluenza della Valtellina e della Valchiavenna, tra il Lago di Mezzola e la porzione più settentrionale del Lago di Como. L’area è del tutto pianeggiante ed è posta a circa 200 metri sul livello del mare; si estende tra le province di Sondrio e Como e comprende cinque Comuni: Sorico e Gera Lario (Como), Dubino, Verceia e Novate Mezzola (Sondrio). Nell’area del Pian di Spagna hanno origine tre gruppi montuosi dalle caratteristiche differenti: a nord-ovest le Alpi Lepontine con il versante roccioso del Monte Berlinghera (1930 metri di altitudine); a nord-est le Alpi Retiche con le cime granitiche che fanno da contorno alla Valle dei Ratti e alla Val Codera e con lo sperone roccioso squadrato del Sasso Manduino (2888 metri); a sud la lunga catena delle Alpi Orobie, il versante Nord del Monte Legnone (2609 metri).

Il Pian di Spagna si trova, inoltre, sul corridoio di migrazione dello Spluga, uno dei punti di più breve attraversamento dell’arco alpino dell’avifauna di passo. È il crocevia di importanti rotte di migrazione ed ospita, durante il periodo di svernamento, diverse specie di uccelli legati alle zone umide. Qualsiasi alterazione sull’habitat del Pian di Spagna, pertanto, significherebbe la perdita di un bene prezioso per l’ambiente locale, e sottrarrebbe agli uccelli migratori un’importantissima area di sosta, con conseguenze sull’ecosistema estese ben oltre i confini nazionali.

Il toponimo Pian di Spagna deve le sue origini alle vicende storiche che si susseguirono in questa regione: invasioni straniere, battaglie e fiorenti traffici commerciali.

Il territorio, nei secoli, è stato oggetto di numerosi interventi di recupero e bonifica. Di particolare importanza quelli realizzati dagli Austriaci nel corso del XIX secolo che ebbero come risultato la rettificazione dell’ultimo tratto del corso dell’Adda e lo scavo del canale Borgofrancone, le cui acque provengono dalle pendici del Monte Legnone. Gli interventi antropici volti a modificare il territorio, sono stati affiancati dai cambiamenti dovuti ai processi naturali di interramento del Lago di Mezzola, che non hanno mai avuto sosta, grazie anche al proliferare della tipica vegetazione di canneto.

Informazioni

Via della Torre, 1/A
22010 – Sorico (CO)

Tel. +39 0344 84251
info@piandispagna.it

www.piandispagna.it

Foresta Regionale Val Lesina

La Foresta Regionale Val Lesina è interamente compresa all’interno del Parco Regionale delle Orobie Valtellinesi, di cui rappresenta la porzione più occidentale.

Si estende nel comune di Delebio, dalla quota minima di 800 m fino agli oltre 2600 m del Monte Legnone.

Anche grazie all’assenza di strade, l’area ha mantenuto pressoché intatto il suo fascino, offrendo notevoli suggestioni sia dal punto di vista naturalistico, per le varietà vegetali e per la ricchezza della fauna, che per gli scorci panoramici dominati dal Monte Legnone.

Per le sue rilevanti caratteristiche ambientali è stata riconosciuta Zona di Protezione Speciale ed è inserita nella rete dei Siti di Natura 2000.

Da un punto di vista forestale, la Val Lesina è particolarmente varia e interessante. Salendo progressivamente di quota si possono infatti incontrare boschi di latifoglie (faggete), misti (faggio-abete bianco-abete rosso) o di conifere (peccete, lariceti), arbusteti (alnete a ontano verde, rodoreti), praterie d’alta quota e ambienti rupestri. Sui vecchi pascoli abbandonati sono presenti formazioni forestali in ricostituzione a diversi livelli evolutivi, dove subentrano, oltre a larice ed abete rosso, betulla, sorbo degli uccellatori, pioppo tremulo, nocciolo ed acero montano. Negli ambienti di forra si incontrano aceri-tiglieti.

Tale varietà di habitat è accompagnata da una notevole ricchezza anche per quanto riguarda la componente animale. La foresta ospita infatti pressoché tutta la fauna alpina: gli ungulati, fra cui lo stambecco – reintrodotto nel 1989 -, il camoscio alpino, il cervo e il capriolo; la marmotta, presenza abbondante, e la lepre variabile che appare invece in regresso; diversi carnivori fra cui è comune la martora; i tetraonidi, che registrano elevate densità con il gallo forcello (che nella foresta ha situato due arene di canto) e il francolino di monte. Meno abbondanti, seppur presenti, gli ambienti idonei per la pernice bianca e la coturnice. Costante la presenza dell’aquila reale.

Gli alpeggi della foresta – Legnone, Cappello con Panzone e Luserna – sono ancora oggi meta di transumanza estiva di caprini, ovini, bovini asciutti e bovini da carne. Per renderli adeguati alle moderne necessità, sono stati ristrutturati i fabbricati d’alpe, sia ai fini alpicolturali che turistici, quali la Capanna Sociale all’Alpe Legnone aperta dalla tarda primavera all’autunno, e il bivacco in località Barek dei Manzoo in prossimità della vetta omonima.

Numerosi sono stati gli interventi nel corso degli anni sulla rete sentieristica e in particolare la creazione di due percorsi faunistico-forestali: il sentiero Dosso-Luserna e quello Luserna-Legnone.

Il crescente interesse comune ha portato all’inizio del 2018 alla sottoscrizione del Contratto di Foresta Val Lesina da parte di Regione Lombardia, ERSAF e altri 22 soggetti pubblici e privati. Si tratta di un accordo di programma territoriale finalizzato a una nuova strategia di gestione dei beni ambientali, dei boschi, dei pascoli, dei sentieri, dei fabbricati, delle sorgenti e delle memorie della cultura rurale e storica, che per la loro multifunzionalità e valenza diffusa richiedono di superare le compartimentazioni delle singole proprietà e di essere gestite mediante un approccio basato sulla partecipazione di tutti i livelli dei portatori d’interesse pubblici, privati, proprietari e utenti dell’area vasta nella quale è compresa la Foresta della Val Lesina (SO).

Fonte: ERSAF

Informazioni

ERSAF
Via Pola, 12
20124 – Milano

www.ersaf.lombardia.it

Foresta Regionale Val Masino

La Foresta Val Masino si estende nella valle omonima per 2945 ettari.

È composta da due settori: la Valle dei Bagni di Masino (367 ettari), nel ramo occidentale della Val Masino, nota località termale, e la Val di Mello (2.578 ettari) sito ad est, splendido paradiso alpino.

Il territorio della Foresta ricade nel Comune di Val Masino (SO), è di proprietà di Regione Lombardia ed è gestito da ERSAF (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste).

Pascoli, boschi di latifoglie e conifere, vette rocciose fanno da sfondo ad un palcoscenico montano imperdibile.

Morfologicamente le aree presentano i caratteri classici dell’area alpina con circhi glaciali, aspre creste granitiche, depositi glaciali e accumuli di detriti di versante. Mentre in fondovalle il paesaggio è costituito da suggestive porzioni a pascolo contornate da boschi di conifere (abete rosso, abete bianco e larice) e di latifoglie (faggio, acero montano, frassino, sorbo degli uccellatori e betulla).

SETTORE BAGNI DI MASINO

La Foresta dei Bagni di Masino si presenta con un suggestivo bosco di faggi e abeti, tra enormi massi di granito ricoperti di muschio.

Questo è solo un punto di transito per gli escursionisti che cercano lo splendore dei circhi glaciali e delle famose vette che si trovano più in alto, mentre per i turisti è l’occasione per una sosta alla fonte termale, per un pic nic nelle aree di sosta attrezzate o per scoprire le varie proposte di ERSAF, come il percorso di arrampicata tra i massi, il sentiero sensoriale per ipovedenti e l’orienteering.

ERSAF si occupa della gestione della Foresta e svolge attività per la promozione e fruizione della zona attraverso:

  • il Centro Informativo  (aperto nei mesi estivi) dove è possibile avere informazioni turistiche, consultare cartine escursionistiche e depliant informativi
  • la “Casa nella Foresta” Casera dei Bagni Masino, gestita da Legambiente Lombardia che offre ospitalità e attività didattiche
  • il percorso tattile sensoriale per ciechi e ipovedenti
  • il percorso di arrampicata su massi
  • il percorso di orienteering

SETTORE VAL DI MELLO

La Val di Mello è una valle di straordinaria bellezza, profondamente incisa dall’attività glaciale con il classico profilo ad U e rappresenta un paradiso naturale per tutti, dall’alpinista più esperto che arrampica le spettacolari pareti di granito, all’escursionista occasionale per piacevoli passeggiate alla scoperta di un ambiente ricco di tradizioni.

È il luogo di nascita del “sassismo” e la meta preferita dagli amanti del “bouldering”, praticato sugli innumerevoli massi di fondovalle.

La valle è tutelata dal 2009 dall’istituzione della Riserva Naturale Val di Mello, di cui la Foresta Regionale rappresenta più della metà della superficie.

La proprietà regionale si estende sui versanti, al di sopra dei salti di roccia ove si aprono i circhi glaciali con gli alpeggi. Sul versante esposto a nord, si susseguono dall’ingresso in valle gli anfiteatri dell’Arcanzolo, Mezzola, Temola e Romilla, che costituiscono, fino al Sentiero Life, l’area a Riserva Integrale. Queste zone, un tempo pascolate nel periodo estivo, sono oggi lasciate all’ evoluzione naturale.

Proseguendo, la testata della valle è occupata dal grande anfiteatro della Pioda – Remoluzza – Cameraccio, un alpeggio tuttora pascolato dove sono presenti il bivacco Kima lungo il sentiero Roma ed alcuni fabbricati, recentemente ristrutturati e dati in concessione all’alpeggiatore e all’Associazione Mountain Wilderness.

Quindi la proprietà regionale si interrompe in corrispondenza della Valle del Torrone, che appartiene al Comune di Mello, per riprendere con la valle di Zocca, altra area pascoliva utilizzata e data in concessione insieme al fabbricato d’alpe. La valle Zocca è percorsa dal sentiero che dal fondovalle raggiunge il rifugio Allievi, situato anch’esso lungo il sentiero Roma. L’erta salita è interrotta nella conca naturale in dialetto “zocùn”, ecco la ragione del nome della valle, da una piana alluvionale dove il torrente scorrendo pigramente alimenta un’area umida d’alta quota.

Informazioni

ERSAF Lombardia
forestedilombardia@ersaf.lombardia.it
www.ersaf.lombardia.it

Parco delle Orobie Valtellinesi

Il Parco delle Orobie Valtellinesi tutela e valorizza il selvaggio versante settentrionale delle Alpi Orobie, catena montuosa vero scrigno di biodiversità e culla di tradizioni culturali e gastronomiche riconosciute ed apprezzate in tutto il mondo.

Durante l’anno vengono organizzate numerose attività, come le amatissime escursioni estive/autunnali con le Guide del Parco.

Maggiori informazioni su www.parcorobievalt.com

CENTRI VISITATORI DEL PARCO NEL MANDAMENTO DI MORBEGNO

I Centri Visitatori del Parco sono una vetrina sull’area protetta: offrono un percorso affascinante nel mondo della natura, nella storia del territorio e delle genti che lo abitano.
Visitando i Centri Parco possiamo acquisire informazioni sull’ambiente che ci circonda, “toccare con mano” le meraviglie del parco e imparare a rispettarle.

Informazioni

Parco delle Orobie Valtellinesi
Via Moia, 4
23010 – Albosaggia (SO)

Tel. +39 0342 211236
info@parcorobievalt.com

www.parcorobievalt.com

Riserva Naturale Val di Mello

Se si potesse spendere una sola parola per definire la Val di Mello, quella parola non potrebbe che essere “paradiso”. Un fondovalle pressoché pianeggiante che non richiede sforzi per essere percorso. Cascate che scendono a destra e a sinistra dalle numerosissime valli laterali. Un torrente che si allarga a un tratto in una pozza al cui centro sta un enorme masso. Alberi e prati che salgono a lambire pareti arrotondate di roccia grigia, che sembra quasi una colata metallica, attraversata da profonde crepe o da bianche vene che costituiscono per gli scalatori linee di salita privilegiate. E ancora baite che si confondono con i blocchi caratteristici spruzzati sui prati con insuperabile casualità. Aggiungete una fortunata esposizione al sole e il magnifico effetto che fa al suo termine il Monte Disgrazia con i suoi 3678 metri di eleganza che gli valsero il nome di Pizzo Bello.

La storia umana di questa vallata è davvero singolare: pascolo in prevalenza appartenente agli agricoltori della borgata di Mello, paese posto a mezzacosta sul versante retico della Valtellina, è stata per anni attraversata dagli alpinisti diretti verso le alte cime che la sovrastano e il cui accesso è reso più comodo dalla presenza del Rifugio Allievi-Bonacossa e del Bivacco Manzi, senza che, fino agli anni ’70 del XX secolo, degnassero di uno sguardo, che non fosse semplicemente contemplativo, le pareti che si innalzano anche per 500 metri dal fondovalle. La sua scoperta avvenne per merito di giovani arrampicatori, che, complice il vento di novità che aveva preso in quegli anni a soffiare sulle rocce, si avventurarono su per quelle placche dall’apparenza quasi inscalabili. Per merito del gruppo milanese che aveva il suo leader in Ivan Guerini e dei sassisti di Sondrio nacquero le prime vie di settimo grado delle Alpi Centrali, quasi tutte caratterizzate da nomi evocativi e affascinanti che all’epoca fecero gridare allo scandalo.

Ma insieme al desiderio di scalare, anzi proprio da quello, nacque la consapevolezza che per la sua natura fragile, per il rischio sovraffollamento, per il desiderio di arrivare con le auto fin dove si può, per un malinteso desiderio di sicurezza che porta alla costruzione di opere di protezione più invasive dell’eventuale danno a cui vogliono porre rimedio, oltre che per la necessità atavica di sfruttare le risorse naturali del luogo, la Val di Mello era esposta a troppi attacchi diversi per potersi difendere da sola.

Intanto la notorietà della Valle superava i confini italiani e alcune delle sue vie diventavano mete di pellegrinaggio di scalatori prima italiani e poi provenienti da tutto il mondo, molti dei quali diedero nuovo impulso alla ricerca di nuovi percorsi, creando vie sempre più difficili e sempre più belle, in una sfida che riamane aperta a nuovi contributi.

LA RISERVA
Sono stati gli scalatori a spendersi in prima fila e con lungimiranza perché il loro “terreno di gioco” venisse preservato. Erano gli anni in cui si cominciavano a raccogliere i frutti della predicazione di Antonio Cederna, il vero pioniere della difesa del territorio italiano, ma la strada da percorrere era ancora lunga e piena di mediazioni. La più complessa delle quali aveva come oggetto il diritto di quanti (agricoltori “melat” e cavatori di granito) traevano il loro sostentamento dalla valle e vedevano un intervento legislativo volto alla sua difesa come l’ennesima complicazione in una lotta secolare per strappare il loro sostentamento a una natura avara. La mediazione è stata lunga e complessa, ma si è rivelata fruttuosa. Così, quando nel gennaio del 2009 la Regione Lombardia ha posto sotto tutela questo paradiso, la storia della Valle ha imboccato un percorso in cui quanti amano questo lembo di territorio hanno davvero visto il compiersi di un cammino.

La valle è da allora un’unica riserva naturale che la ingloba completamente, spingendosi fino alle vette che la circondano. Al suo interno è protetta da una Riserva Naturale Orientata, mentre un’area del suo versante idrografico sinistro, nei pressi del suo sbocco, è tutelata come Riserva Naturale Integrale, il massimo della tutela: in quell’area è perfino inibito l’accesso alle persone.

Ma la Valle il cui fragile equilibrio è affidato, oltre alla opportuna tutela della legge, alla grazia e all’intelligenza di quanti la frequentano, è soprattutto un luogo magico. La potete apprezzare in ogni stagione: provate a visitarla con le ciaspole in inverno, in un giorno infrasettimanale di autunno, o quando all’inizio della primavera le pareti si scrollano di dosso la neve e riporterete delle sensazioni indimenticabili.

Fonte: www.valmasino.info

Informazioni

Comune di Val Masino
Via Roma, 2
23010 Val Masino (SO)

Tel. +39 0342 640101
www.comune.valmasino.so.it