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Autore: Infopoint

Sentiero della Memoria

PARTENZA: Ardenno

ARRIVO: Ardenno (percorso ad anello)

DISLIVELLO: +560 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: ca. 6 ore

Il Sentiero della Memoria si snoda tra alcune delle località che, nella Seconda Guerra Mondiale, furono teatro di uno degli episodi bellici più noti del conflitto: la Battaglia di Buglio.

Malgrado il passare dei decenni i tragici eventi di quei giorni sono ancora vivi nel ricordo di chi li ha vissuti. Memoria Storica che questo itinerario intende valorizzare affinché sia d’insegnamento per le nuove generazioni.

Lasciata la SS38, nei pressi della quale si trova la partenza del percorso, ci si inoltra nel centro storico di Ardenno. Si affronta quindi la risalita verso Buglio, inizialmente lungo la sponda destra del Fosso di Gaggio e in seguito seguendo l’antico sentiero che conduce al paese. La chiesa dei Santi Fedele e Gerolamo, risalente al XIV secolo, il vicino municipio e la casa parrocchiale furono teatro di terribili scontri. Liberato una settimana prima da un manipolo di partigiani e con l’aiuto della popolazione, il 16 giugno 1944 il paese venne messo a ferro e fuoco dai nazifascisti che, ripreso il controllo della zona, attuarono una feroce rappresaglia.

Lasciato il centro abitato, si raggiunge un vecchio mulino dove furono uccisi i rivoltosi arrestati durante la battaglia. Visitata la lapide in memoria dei fratelli Travaini in località Nansegolo si prosegue quindi la discesa verso il fondovalle.

Campovico – Dazio

PARTENZA: Campovico (Morbegno)

ARRIVO: Dazio

DISLIVELLO: +300 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: 1 h e 30 min (andata)

Escursione interessante attraverso le caratteristiche antiche contrade dei Cèch, effettuabile in tutte le stagioni dell’anno e adatta a tutti. Dalla chiesa della Visitazione di Campovico si segue la bella mulattiera che sale verso Cermeledo (461 m). La strada si snoda con dolce pendenza e permette di ammirare Morbegno e il fondo valle. Giunti al villaggio di Cermeledo si volge verso destra per immettersi sulla strada asfaltata che porta alla bella conca prativa di Dazio (568 m).

Morbegno – Serone

PARTENZA: Ponte di Ganda (Morbegno)

ARRIVO: Serone (Civo)

DISLIVELLO: +457 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

Ottimo tracciato per un breve allenamento o per una passeggiata non troppo impegnativa. Partendo da Morbegno in località Ponte di Ganda, salirete verso San Bello, quindi prenderete per Santa Croce. Qui troverete la deviazione per Selvapiana, il cui percorso vi porterà sopra Santa Croce, sul tratto di strada che da Mello conduce a Serone, meta del vostro tragitto.

Via San Marco

Già Via Priula, in ricordo del governatore veneziano a Bergamo Alvise Priuli, che le realizzò per dar sbocco alla Serenissima Repubblica verso il nord Europa tramite il passo San Marco, la ripida via ci introduce nella contrada “Scimicà”. Percorrendola si possono osservare antiche abitazioni con interessanti portali che coprono un ampio spazio temporale, dal Quattrocento fino a raggiungere il pieno Ottocento. In cima alla via una casa con portico presenta un’interessante e alquanto ammalorata decorazione barocca ad affresco con al centro un grande dipinto raffigurante la Madonna Immacolata.

Teatro Pedretti

Se per il turista il nome della piazza è quello ufficiale di Enea Mattei, i morbegnesi continuano a chiamarla Cappuccini. Questo in ricordo dell’antica chiesa e del convento di proprietà dei Francescani che qui trovavano posto, istituzioni entrambe soppresse nel 1798. È proprio dallo scheletro della chiesa di San Francesco che nel 1855 si ricavò e inaugurò il Teatro Sociale. Qui si rappresentarono le più note opere italiane, mentre nel 1931 venne proiettato il primo film sonoro. La bella facciata che ancora oggi lo caratterizza è in stile neoclassico, mentre la struttura a palchi interna fu eliminata a favore dell’attuale sistemazione nel 1954 quando il teatro divenne il Cinema Pedretti. È invece dedicato ai caduti della guerra del 15-18 il monumento bronzeo opera dello scultore Zanaboni, che domina il lato sud della piazza.

Municipio

Posto nel cuore del centro storico il palazzo già della nobile famiglia dei Castelli Sannazzaro, presenta un’elegante facciata ingentilita da cornici in stucco, grate e balconi in ferro battuto di fattura settecentesca. All’interno alcune stanze conservano ancora raffinate decorazioni in stucco sette-ottocentesche. Il palazzo è dal 1837 proprietà del Comune di Morbegno e sede del Municipio.

Statua di San Giovanni Nepomuceno

Distrutto da una piena del torrente Bitto nel 1882, dell’antico ponte a dorso di mulo rimane solamente la bella statua raffigurante il Santo boemo Giovanni Nepomuceno martire della confessione. Eseguita nel 1756 dal ticinese Giovan Battista Adami, la statua si posa su un alto ed elegante piedistallo, coronato da una raffinata testa cherubica. Al centro del basamento osserviamo lo stemma della città di Morbegno costituito da una spada e due chiavi in ricordo dei protettori della città, i Santi Pietro e Paolo. Il culto di San Giovanni Nepomuceno martirizzato nel 1383, si diffuse solo dopo la sua canonizzazione nel XVIII secolo ed è invocato a protezione dalle inondazioni; si giustifica così la sua presenza sopra i ponti di mezza Europa. Nella foto la pregevole statua del Santo boemo.

Chiesa dei Santi Pietro e Andrea

La costruzione della chiesa dei Santi Pietro e Andrea iniziò nel 1675 per volontà del parroco Don Stefano Giubino ma i lavori si attuarono solo tra il 1690 e il 1703 quando era parroco Don Carlo Francesco Peregalli. I lavori vennero affidati al capo mastro ticinese Martino Adamo di Carona; dopo la sua morte i figli li continuarono. La consacrazione avvenì solo nel 1882 da parte di Mons. Carsana.

L’esterno si presenta con una grande e sobria mole affiancata da un elegante torre campanaria alta circa 30 metri inserita all’interno del perimetro del tempio. Il campanile a base quadrata termina con una struttura a base ottagonale scandita da otto elementi ad arco. La facciata si presenta come un ampio arco di trionfo ad un’unica fornace cieca in cui si collocano due registri orizzontali coronati da un grande timpano. Nel registro superiore trova posto al centro una semplice finestra rettangolare con cornice mistilinea, mentre in quello inferiore si colloca l’elegante portale in granito coronato da due anfore strabordanti di frutta. Al di sopra si trova un dipinto raffigurante i santi titolari.

L’interno è costituito da un’ampia aula rettangolare con volta a botte. Sulla navata si affacciano quattro cappelle laterali ed il presbiterio di forma quadrata. Nel corso della sua storia le parti interne hanno subito molteplici rimaneggiamenti che hanno appesantito gli apparati decorativi e stravolto il progetto originale. Le quattro vele della volta raffiguranti i Quattro Evangelisti furono ridipinte del pittore bergamasco Marigliani sostituendo altri quattro medesimi soggetti forse dipinti dal Gavazzeni, di cui si osserva al centro della volta una suggestiva Assunzione della Vergine in cielo. Lungo le pareti dell’aula si snoda la Via Crucis formata da belle incisioni settecentesche caratterizzate da una sontuosa ornamentazione.

Nella controfacciata sono inserite tre importanti tele petriniane. Le due laterali rappresentano l’intensa figura di San Pietro con i suoi simboli iconografici: il gallo, le chiavi e la piramide di Cestio. A destra è raffigurato San Giovanni Evangelista come un vecchio dormiente. La tela centrale, dipinta tra il 1704 e il 1707, rappresenta il Martirio di Gorcum in cui diciannove sacerdoti vennero trucidati. Nel corso degli anni ’90 la tela ha subito un intervento di restauro conservativo.

Rifugio Dordona

Rifugio Dordona

Indirizzo:
Loc. Dordona – 23010 Fusine (SO)

Telefono:
+39 349 6148236

E-mail:
jessicaruf@hotmail.it

Il Rifugio Dordona, situato a 1960 metri di altezza, si trova sotto al Passo Dordona nel Parco delle Orobie Valtellinesi e rientra nel territorio comunale di Fusine (SO).

Costruito nel 2004, è ora tappa per chi percorre a piedi, in e-bike, moto, jeep o quad la strada che da Foppolo (BG) porta a Fusine (SO) e desidera effettuare una sosta in un luogo rustico e dal sapore casalingo immerso nelle montagne. Il rifugio fa parte anche del Sentiero delle Orobie Occidentali e offre quindi ristoro e alloggio per i pellegrini che si avventurano in questo percorso.

Caratteristici sono, inoltre, i resti delle trincee risalenti alla Prima Guerra Mondiale, che si possono visitare una volta arrivati al Passo Dordona: un viaggio nella storia che permetterà ai visitatori, grandi e piccini, di immergersi in cunicoli e postazioni di osservazione, calandosi nella realtà del tempo. 

Il locale è aperto anche ai nostri amici a 4 zampe!

È possibile raggiungere il rifugio anche con un servizio navetta (a pagamento) sia da Foppolo che da Fusine, oppure con la propria vettura fuoristrada pagando un permesso acquistabile negli appositi punti vendita (chiamare il comune di Fusine o il Rifugio per maggiori informazioni).

Il rifugio è dotato di 20 posti letto in camerate e di bagni comprensivi di doccia.

Inoltre, è possibile ricaricare le e-bike nelle apposite postazioni posizionate subito fuori dal rifugio, portando un proprio caricatore.

Info apertura rifugio:

  • da maggio/giugno tutti i fine settimana, da luglio tutti i giorni fino a ottobre/novembre

Le date di apertura e chiusura possono variare in base al meteo, è sempre consigliato fare una telefonata prima di salire.

Chiesa di San Lorenzo

La Chiesa Parrocchiale di San Lorenzo di Ardenno è documentata fin dall’anno Mille, ma l’attuale edificio sorse non prima del 1497. Le modifiche apportate lungo i secoli alle sue strutture e alle decorazioni interne ed esterne hanno però modificato non poco l’aspetto della chiesa. Furono gli emigranti che durante i secoli inviarono le somme necessarie per la manutenzione ordinaria e per i lavori di ampliamento ed abbellimento. L’importanza di questo luogo è testimoniata dal fatto che in alcuni documenti è citata, all’interno delle mura del paese, una “turris ecclesiae episcopalis” poiché qui il vescovo riscuoteva le entrate che fruttavano dai beni valtellinesi. Nel 1540 venne inaugurata la grande ancona lignea eseguita dal Del Mayno. Un importante ampliamento è invece attestato dalla data 1584 incisa sull’architrave del portale d’ingresso. Lavori di restauro si susseguirono copiosi lungo i secoli fino a giungere al XX sec.

La facciata conclusa da un timpano è scandita verticalmente da quattro semplici lesene. Inoltre, è ingentilita al centro da un portale cinquecentesco in pietra nel cui timpano si osserva una scultura in marmo bianco raffigurante la Pietà. Ai lati si osservano due finte nicchie, mentre appena al di sotto del cornicione del timpano trovano posto tre finte finestre rettangolari. La torre campanaria è di origine romanica e risulta sopraelevata e ampiamente modificata in epoca imprecisata; su di essa si osservano ancora gli archetti ciechi correre sui lati nord ed est su più registri.

L’interno appare piuttosto unitario. L’aula è coperta da un ampio soffitto affrescato scenograficamente nei primi anni del Novecento dal pittore locale Eliseo Fumagalli, autore anche dei dipinti sulla volta del presbiterio. Due cappelle e due altari posti direttamente all’interno dell’unica navata caratterizzano lo spazio del tempio. La prima cappella a destra presenta una grande tela tardo cinquecentesca che raffigura l’Incoronazione della Vergine alla presenza della Santissima Trinità, di quattro Santi e dei due committenti Parravicini in orazione. L’altare in raffinate forme barocche presenta al centro una pala sei-settecentesca raffigurante Sant’Antonio da Padova col Bambino. Di epoca rococò il delizioso pulpito ligneo. Il presbiterio è incorniciato da un grande arco di trionfo poggiante su colonne e lesene dal capitello vagamente ionico. Questo presenta al centro un semplice altare marmoreo nel cui paliotto si osserva una croce greca. Dietro all’altare appare la grande ancona lignea, tra le opere più importanti della provincia di Sondrio. Originariamente venne posta sopra l’altar maggiore per poi essere rimossa nel 1728 e successivamente riassemblata. Uscendo dalla zona presbiteriale ci si imbatte in un altare in cupo marmo nero di Varenna, impreziosito nel paliotto da un motivo a raggiera eseguito con colorati marmi policromi e da una deliziosa grata in ferro battuto. Le due colonne incorniciano una tela seicentesca raffigurante San Carlo Borromeo in adorazione del Santissimo Sacramento. L’ultima cappella è invece dedicata al culto della Beata Vergine e stupisce per la raffinata decorazione plastica in stucco, anche se oggi è assai deteriorata. Inoltre presenta al centro una nicchia, dove si osserva il simulacro della Madonna col Bambino e attorno, circondata da 15 piccoli ramini raffiguranti i Misteri del Rosario.