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Torchio di Corlazzo

Abbarbicato sulla soliva Costiera dei Cèch, nel comune di Traona. La frazione di Corlazzo è raggiungibile in auto o a piedi da Traona o dalla frazione di Santa Croce di Civo. Il borgo di Corlazzo conserva buone testimonianze di un urbanesimo rurale particolarmente interessante. Tra queste, degno di nota è l’antico torchio a leva (el torch), risalente al ‘600, tra i meglio conservati in tutta la Valtellina.

Il torchio di Corlazzo colpisce per l’enorme dimensione: costituito da tronchi in castagno resi collaboranti tra loro da cerchi metallici, appoggiano da un lato su una robusta incastellatura e dall’altro su una notevole vite di legno di noce incastrata in un grosso masso (preda in dialetto) di forma cilindrica, che trova sede in una buca ricavata nel pavimento. Il tavolaccio che raccoglie le vinacce e il vino che ne deriva dalla spremitura delle stesse, defluisce attraverso le scanalature nell’ apposito mastello (“segiùn”).  Generalmente con il termine torch si intende sia lo strumento vero e proprio destinato alla pigiatura delle vinacce, sia l’edificio, un locale rustico alto e lungo, nel quale l’attrezzo agricolo è contenuto. Uno degli ultimi proprietari riferisce che questo torchio venne costruito da un suo antenato che nei primi anni del XVII secolo lasciò la Valsassina per trasferirsi a Corlazzo di Traona.

Il nome della famiglia e una data seicentesca sono tutt’ora visibili sul tronco principale. Si ha poi notizia di una ristrutturazione del ‘700. Il torchio non andò in eredità ad una sola persona, ma rimase proprietà della famiglia, che, una volta allargatasi, dovette organizzarsi in turni più o meno complessi per usufruirne. Successivamente il Torchio di Corlazzo venne utilizzato dietro pagamento anche da altre famiglie che possedevano vigne vicine, assumendo i tratti di un torchio consortile e andando a costituire un luogo di socialità oltre che di lavoro. Si hanno notizie dell’uso del torchio fino agli anni ’70 del XX secolo. Attualmente la proprietà, dopo il recupero realizzato grazie anche a contributi della Comunità Montana Valtellina di Morbegno, è del Comune di Traona.

VISITABILE SU PRENOTAZIONE

Informazioni

Per visite rivolgersi a:
Comune di Traona
Via Parravicini, 10
23019 Traona (SO)
Tel. 0342 652341amministrazione@comune.traona.so.it

Chiesa di Santa Caterina (Corlazzo)

La piccola chiesa di Santa Caterina si trova poco al di fuori dell’abitato di Corlazzo (Traona), lambita dalla strada a mezza costa Traona – Santa Croce, detta Via Manescia, e dall’antico percorso con i nuclei di Santa Apollonia e Valletta. L’edificio risale almeno alla seconda metà del XV secolo, come documentano gli affreschi più antichi del presbiterio. La forma ed alcuni elementi della sacrestia fanno però pensare ad una struttura precedente, forse una torre d’osservazione. La struttura venne successivamente ampliata verso ovest, forse nel XVI secolo, assumendo le fattezze attuali.

La facciata presenta frammenti di un dipinto murale. Il piccolo, asimmetrico rosone, durante alcuni tramonti dell’anno, convoglia i raggi del sole formando un cerchio di luce che avvolge la Madonna dai lunghi capelli col Bambino del presbiterio. Particolarmente interessanti per gli antichi affreschi sono il presbiterio e la cappella. Il primo ha una volta a crociera con costoloni decorati che poggiano su peducci in granito, suddivisa in quattro vele. Esse recano i Dottori della Chiesa e in chiave di volta la Trinità trifronte. Sulla parete di fondo è raffigurato lo Sposalizio Mistico di Santa Caterina, le Sante Agata e Apollonia e quattro monaci. Al centro della rappresentazione la Vergine siede su un trono di marmo coperto da stoffe di bel disegno. Quindi il pavimento, disegnato a quadri, dona l’effetto della prospettiva. Questo ciclo di affreschi è attribuito ad un Pittore lombardo del nono decennio del XV secolo.

La cappella, sul lato sud, è anch’essa affrescata. La composizione delle pareti è suddivisa in due fasce: un basamento a figure geometriche e una Processione di Santi. Tra questi spicca la figura di San Pietro. Nella parete di fondo si riconoscono la Madonna col Bambino, Santa Caterina, San Giovanni Battista e numerosi Angeli musicanti con clavicembalo, liuti e altri strumenti. La volta contiene dei medaglioni recanti delle figure di Sante, mentre del Cristo entro una mandorla luminosa con Evangelisti ai lati non rimangono che delle tracce. Gli affreschi della cappella sono attribuiti a Giovanni Andrea de Magistris, quindi databili all’inizio del XVI secolo. All’esterno, sul muro del presbiterio verso la strada, protetto da uno sporto, v’è l’affresco dell’Annunciazione. Esso è caratterizzato da una “geometrizzazione” delle figure e un “vago, ma intenso sapore pier-francescano”.

La composizione è divisa in due parti da una finestra decorata: da un lato l’Angelo di profilo su uno sfondo di montagne, dall’altro la Madonna entro un tempietto con colonna e capitello e strutture ad arco. La colonna divide, netta, gli spazi della natura da quelli del tempietto. Anche questo affresco, “dagli influssi d’arte toscana”, è attribuito alla mano del Pittore quattrocentesco che ha dipinto il presbiterio.

Val di Mello

PARTENZA: San Martino (960 m)

ARRIVO: Rasega (1151 m)

DISLIVELLO: +191 m

DIFFICOLTÀ: Facile

La Val di Mello, celebre meta estiva, regala un’incantevole escursione anche agli amanti delle ciaspole. Dall’abitato di San Martino si può raggiungere a piedi con i doposci il parcheggio nei pressi della trattoria Gatto Rosso e da qui partire con le ciaspole addentrandosi nella valle fino alla località Rasega.

N.B. Se l’innevamento non è sufficiente a rendere il percorso adatto alle ciaspole, l’itinerario può essere percorso con doposci o scarponcini invernali anche sulla neve battuta.

Albaredo – Alpe Piazza

PARTENZA: Strada provinciale del Passo San Marco Km 15,100 (1370 m)

ARRIVO: Alpe Piazza (1830 m)

DISLIVELLO:  +460 m

DIFFICOLTÀ: Facile

Ciaspolata adatta a tutti che garantisce una vista meravigliosa su Alpi Retiche e Orobie. Raggiunto il paese di Albaredo per San Marco, si prosegue sulla strada provinciale che conduce al Passo San Marco (chiuso nella stagione invernale) fino al km 15,000, posteggiando dove c’è la deviazione per il Rifugio Alpe Piazza. Da qui si prende prima la strada sulla sinistra seguendo le indicazioni per Rifugio Alpe Piazza, dopodiché si imbocca la mulattiera sulla destra che con tornanti e traversi porta al maggengo di Scoccia (1445 m) e poi a Corte Grassa (1614 m) e Corte Grande. Da qui la pendenza si fa meno marcata e per un breve tratto ci si inoltra nel bosco, prendendo a sinistra quando incontriamo un bivio (seguire indicazioni per rifugio e Monte Pisello) per poi giungere a Baitridana (1670 m). Volgendo verso sud arriviamo quindi all’alpeggio di Alpe Piazza e con un lungo e facile traverso del pascolo al Rifugio.

Biorca – Dosso Pàia

PARTENZA: Biorca (1140 m)

ARRIVO: Dosso Pàia (1688 m)

DISLIVELLO:  +548 m

DIFFICOLTÀ: Facile

Il punto di partenza è il parcheggio nei pressi del torrente Tartano, in località Biorca, raggiungibile dal fondovalle con la SP 11.
La strada in Val Corta, con le acque a sinistra, è da seguire per circa 700 metri, poi – al bivio – c’è la carrozzabile che raggiunge i Fognini a quota 1300 metri, con un ultimo tratto di sentiero segnalato dopo il quarto tornante (altrimenti si va per la Foppa). La contrada è anche di interesse architettonico per la presenza di alcune esempi di blockbau, che è la prima e più antica forma di costruzione lignea, del 1600, i più antichi di tutta la Val Tartano. Il ripido prato, oltre le baite, accompagna al bosco, circa 100 metri più su e poco dopo un fienile in legno che il sentiero supera a sinistra. Gli abeti scoprono il cielo solo oltre i 1600 metri di altitudine, con il Dosso Pàia a quota 1688 m che è il primo punto panoramico; oltre, risalendo la radura, senza mai rientrare nel bosco – 1835 sono i metri sul livello del mare – c’è Baitü.

Testo tratto da www.amolavaltellina.eu a cura di Silvia Angelini.

Morbegno – Valle

PARTENZA: Morbegno

ARRIVO: Valle

DISLIVELLO: +570 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: 1 h 10 min

Da Morbegno, salendo per la via Priula e seguendola per tutto il suo percorso, si giunge al piccolo abitato di Valle.

Ideale per una passeggiata rilassante immersi nella natura. Se siete più atletici e questo percorso non fosse sufficiente a soddisfare la vostra voglia di Orobie, vi consigliamo di percorrere a ritroso il percorso Morbegno Arzo Pitalone Valle, che vi riporterà sempre a Morbegno ma con una camminata decisamente più lunga e soddisfacente.

Lago di Trona + Lago Zancone

PARTENZA E ARRIVO: Pescegallo

DISLIVELLO: 500 m

DURATA: 2 h

DIFFICOLTÀ: E (escursionistica)

I laghi di montagna sono – ognuno – unico e particolare e molto diversi, anche se vicini, sono il Lago di Trona (M 1805), oggi una diga, e il Lago Zancone (M 1957), un laghetto alpino con acqua limpida.

Il punto di partenza è Pescegallo, con il comodo parcheggio (M 1473). Il sentiero numero 14 inizia nei pressi di una baita sulla sterrata che procede verso ovest. Il percorso entra in un bosco fitto, poi in una radura più rada e pianeggiante e sale quindi il tratto più ripido della camminata. Il tracciato è quasi pianeggiante nel passaggio sotto il Pizzo del Mezzodì. La prima tappa – il Lago di Trona (M 1805) – è dopo una breve discesa. Il Lago Zancone è a circa 20 minuti di cammino, seguendo le tracce sulle sponda di sinistra, oppure tornando sul sentiero numero 14.

Il ritorno segue lo stesso itinerario.

(Fonte: www.valgerolaonline.it)

Giro dei Laghi

PARTENZA E ARRIVO: Pescegallo

DISLIVELLO: 1100 m

DURATA: 6 h

DIFFICOLTÀ: E (escursionistica)

La natura è la protagonista del Giro dei Laghi. Il percorso – in un raro ambiente di alta montagna – raggiunge, in ordine, i laghi Trona, Inferno, Rotondo, Zancone e regala incontri con la fauna più tipica, come gli stambecchi; ma c’è anche un elemento più umano: le tracce delle miniere di ferro, in passato tra le economie di questa valle.

Il giro inizia dal parcheggio di Pescegallo (M 1473) e segue la pista in piano – verso ovest – per raggiungere il sentiero che sale nel bosco con le indicazioni per il Lago di Trona / sentiero numero 148. Il percorso – senza mai deviare – raggiunge la diga, che è a quota 1805 metri slm, in circa 1 ora e 30 minuti. Il Lago di Trona è di origine glaciale; è dai primi anni ‘40 una fonte di energia elettrica. La diga è da superare lungo il passaggio sul muro, poi è da seguire la traccia che – nei pressi di una baita – risale la pietraia, con i resti di antiche miniere, verso il Lago Inferno (M 2072). Il bacino artificiale è tra il Pizzo di Trona (M 2510), il Pizzo dei Tre Signori (M 2554) e il Pizzo Varrone (M 2325). Il percorso prosegue oltre la diga per raggiungere la bocchetta di Varrone (M 2130) e – da qui – seguire il sentiero verso sinistra lungo la sponda del lago. La traccia per la Bocchetta d’Inferno (M 2306) è tra le rocce, che sono le protagoniste di questo paesaggio, e prosegue su una traccia ripida per la sella a quota 2457 metri slm. In vista – più in basso, sotto il Pizzo di Trona – c’è il Lago Rotondo (M 2254). La discesa è ripida ed è quindi da prestare molta attenzione per il terreno instabile. Il lago – in una conca – è di un blu intenso; intorno solo la roccia grigia e qualche ciuffo di erba. Il percorso prosegue lungo il sentiero numero 14, che scende in Valle di Trona per il LAGO ZANCONE (M 1957), un laghetto verde acqua; ci sono alcuni massi – nel mezzo – come isolotti. Lì seguire il sentiero per il Lago di Trona e – quindi – seguire il sentiero numero 148 che torna a Pescegallo, il punto di partenza.

(Fonte: www.valgerolaonline.it)

Chiesa di Sant’Alessandro

La Chiesa di Sant’Alessandro si trova in posizione dominante sulla “grande borgata di Traona”. Le case lasciano gradualmente il posto ai vigneti terrazzati che caratterizzano il paesaggio traonese. Inoltre, essa si lascia osservare da buona parte della Bassa Valtellina.

Esistente già nel secolo XIII, venne ricostruita a partire dal 1604 e consacrata nel 1690, conservando il campanile e alcuni elementi precedenti: l’abside rivolta ed est e l’elegante porticato che regala un suggestivo panorama della bassa valle. Gli interni sono affrescati dal Gianolo Parravicini, autore anche dei dipinti che decorano il presbiterio con quadrature di G. Antonio Torricelli (1756).

Bosco di Co Vivo

l Bosco Co Vivo di Dazio è un percorso facile e adatto alle famiglie con bambini piccoli.

Il percorso parte dalla Chiesa di Sant’Anna. Sarà poi il bosco con le sue creature a guidarvi lungo il tragitto.

Il sentiero procede quasi interamente in piano pertanto è percorribile da bambini molto piccoli (dai 3 anni in su).

Si tratta di un giro ad anello lungo il quale i bambini saranno motivati a camminare per scoprire le sculture lignee che lo animano: gnomi intagliati negli alberi, grandi panchine di legno, ragnatele gigantesche, matitoni di legno colorati. E poi picchi nascosti nei buchi degli alberi e grandi massi dipinti.

Da non perdere il grande “quadro” a tema montagna che si trova sull’enorme masso a fine percorso e che preannuncia i dipinti dei muri a secco che incontrerete scendendo: gnomi e folletti, grandi cavallette, volpi e gli abitanti del bosco immortalati nei sassi con colori brillanti.