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Chiesa di San Martino

A Cosio, la chiesa di San Martino, originaria del XII secolo, ha subito modifiche nel XV e XVII. Oltre a frammenti di pregevoli affreschi del Cinquecento, tele, statue e arredi dei secoli XV-XVIII, custodisce una tela con il Martirio di S. Bartolomeo, di ottima fattura. Si ritiene dipinto su un modello di un’incisione di Giuseppe Ribera detto lo Spagnoletto.

All’esterno sul fianco di sinistra sono visibili affreschi del Cinquecento che ritraggono San Sebastiano e San Martino a cavallo. In una nicchia la Madonna con due Santi ed in due tondi l’Angelo e l’Annunziata.

Monte Legnone

PARTENZA: Delebio in cima all’abitato, dove si imbocca la gippabile per Osiccio/Canargo (230 m)

ARRIVO: Monte Legnone (2609 m)

DISLIVELLO: ca. +2379 m

TEMPO: ca. 6/7 ore

DIFFICOLTA’: facile

PERIODO CONSIGLIATO: tra luglio e ottobre

Partendo in cima all’abitato di Delebio alla contrada “Basalun”(nei pressi della centrale idroelettrica) 230m/slm, si imbocca la ripida strada lastricata (adibita a strascico del legname). Dopo aver superato il bacino artificiale di “Piazzo Minghino” (532m/slm) la mulattiera si biforca. La via di sinistra porta prima al maggengo di Canargo poi alle porte di “Osiccio di Sopra” (922m/slm ore 1.15), mentre la via di destra più ripida e diretta porta direttamente a “Osiccio di Sopra”.

Si continua poi superando la “Capanna Vittoria” (970m/slm) giungendo alle case di “Piazza Calda” (1156m/slm.). Qui si lascia la mulattiera (ed eventualmente la Jeep o la moto) e si prosegue imboccando il sentiero ”Andrea Paniga”, segnalato da una targa al margine sud-occidentale dei prati.
Il sentiero sale ripido sul versante settentrionale della “Mottalla dei larici”, nel bosco di resinose. Una volta giunti alla radura chiamata “zoca de la naaf” (1420m/slm), si svolta a sinistra e si prosegue ora in un’abetaia secolare di grande fascino. Si raggiunge l’inizio dell’alpeggio, dove è posta la caratteristica “Casera di Piodi”(1506m/slm), da qui si prosegue un po’ dove si vuole sull’ampio e panoramicissimo dosso che ospita il vecchio alpeggio di Legnone. Si supera la “Casera vegia” (1640m/slm) e in breve tempo si raggiunge il Rif. Legnone (1696 m/slm). Il pernottamento al rifugio è consigliato per dimezzare l’importante dislivello.

Da qui ci si inoltra a “mezza costa” nella valle e percorrendo l’antica mulattiera militare ci si porta in pochi minuti su sentiero pianeggiante ai pascoli magri di Galida. Si raggiunge poi un grosso masso sotto il quale si trova una sorgente perenne di acqua freschissima “acqua de Galida”. Sempre seguendo la strada militare e dopo un paio di tornanti la mulattiera svolta decisamente verso sinistra. Dopo aver attraversato un paio di ombrosi e stretti canali si raggiunge il costone che divide Galida da Cappello. Lo si risale per un breve tratto con stretti tornanti per poi abbandonarlo e dirigersi verso sinistra con una lunga diagonale che porta sotto la bocchetta di Legnone. Qui si incontra la mulattiera che sale da Cappello e si nota qualche metro più in basso, sotto una grande roccia, un piccolo edificio diroccato utilizzato un tempo per il ricovero del bestiame “barech di manzoo”(2170 m/slm).

La mulattiera risale ora il ripido pendio con numerosi tornanti per raggiungere i 2360 m/slm della Bocchetta di Legnone. Qui l’escursionista avrà un anticipo del grandioso panorama che si gode dalla vetta. Si continua lungo la mulattiera ancora per qualche decina di metri superando due antiche “gallerie” del 15’-18’. Una volta abbandonata si guadagna la cresta SE che conduce in breve tempo e senza difficoltà alcuna alla croce di vetta del Monte Legnone.

Fonte: www.caimorbegno.org

Anello dei Corni Bruciati

PARTENZA: Predarossa (1955 m)

ARRIVO: Predarossa (percorso ad anello)

DISLIVELLO: ca. 1200 m

TEMPO: ca. 7 ore

DIFFICOLTA’: l’itinerario richiede buone capacità di orientamento e presenta nella salita al passo di Cornarossa, spesso con presenza di neve, alcune lievi difficoltà.

PERIODO CONSIGLIATO: tra luglio e settembre

L’anello dei Corni Bruciati comincia da Predarossa (1955 m). Si attraversa il piano paludoso e lungo sentiero segnalato si raggiunge il rifugio Ponti (2559 m). Dal Rifugio ci si abbassa seguendo le segnalazioni che portano al rifugio Desio fino a scavalcare la morena del ghiacciaio di Predarossa, quindi si attraversa su ganda in direzione del passo di Cornarossa che si raggiunge, seguendo le segnalazioni, su ganda e poche roccette (ad inizio stagione un ripido pendio nevoso può rendere più problematica la salita).

A pochi metri dal passo si trova il rifugio Desio (2886 m), attualmente inagibile. Si scende ora su massi e ganda seguendo le segnalazioni che conducono al rifugio Bosio e le si abbandonano per seguire verso destra tracce di sentiero e segnalazioni che conducono al passo di Caldenno. Continuando sempre verso destra e in leggera discesa si giunge sotto il passo che si raggiunge con breve salita (2551 m).

Ci affacciamo ora sulla Valle di Caldenno che attraversiamo per raggiungere, sul versante opposto, attraverso un ripido sentiero il passo di Scermendone (2595 m). Quindi scendiamo in Val Terzana passando poco sotto il lago Scermendone e raggiungendo le baite del Pian di Spini (2198 m). Proseguendo per largo sentiero pianeggiante, lo si abbandona per scendere decisamente a destra in una valletta, prima di giungere sul fondo della valle il sentiero, ora poco evidente, ci conduce a mezzacosta fino a scendere in una conca a tratti paludosa. Ci si sposta a destra e, attraversato un ponte in legno, si segue il sentiero segnalato che conduce fino a Predarossa.

Fonte: www.caimorbegno.org

Sentiero della Memoria

PARTENZA: Ardenno

ARRIVO: Ardenno (percorso ad anello)

DISLIVELLO: +560 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: ca. 6 ore

Il Sentiero della Memoria si snoda tra alcune delle località che, nella Seconda Guerra Mondiale, furono teatro di uno degli episodi bellici più noti del conflitto: la Battaglia di Buglio.

Malgrado il passare dei decenni i tragici eventi di quei giorni sono ancora vivi nel ricordo di chi li ha vissuti. Memoria Storica che questo itinerario intende valorizzare affinché sia d’insegnamento per le nuove generazioni.

Lasciata la SS38, nei pressi della quale si trova la partenza del percorso, ci si inoltra nel centro storico di Ardenno. Si affronta quindi la risalita verso Buglio, inizialmente lungo la sponda destra del Fosso di Gaggio e in seguito seguendo l’antico sentiero che conduce al paese. La chiesa dei Santi Fedele e Gerolamo, risalente al XIV secolo, il vicino municipio e la casa parrocchiale furono teatro di terribili scontri. Liberato una settimana prima da un manipolo di partigiani e con l’aiuto della popolazione, il 16 giugno 1944 il paese venne messo a ferro e fuoco dai nazifascisti che, ripreso il controllo della zona, attuarono una feroce rappresaglia.

Lasciato il centro abitato, si raggiunge un vecchio mulino dove furono uccisi i rivoltosi arrestati durante la battaglia. Visitata la lapide in memoria dei fratelli Travaini in località Nansegolo si prosegue quindi la discesa verso il fondovalle.

Campovico – Dazio

PARTENZA: Campovico (Morbegno)

ARRIVO: Dazio

DISLIVELLO: +300 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: 1 h e 30 min (andata)

Escursione interessante attraverso le caratteristiche antiche contrade dei Cèch, effettuabile in tutte le stagioni dell’anno e adatta a tutti. Dalla chiesa della Visitazione di Campovico si segue la bella mulattiera che sale verso Cermeledo (461 m). La strada si snoda con dolce pendenza e permette di ammirare Morbegno e il fondo valle. Giunti al villaggio di Cermeledo si volge verso destra per immettersi sulla strada asfaltata che porta alla bella conca prativa di Dazio (568 m).

Morbegno – Serone

PARTENZA: Ponte di Ganda (Morbegno)

ARRIVO: Serone (Civo)

DISLIVELLO: +457 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

Ottimo tracciato per un breve allenamento o per una passeggiata non troppo impegnativa. Partendo da Morbegno in località Ponte di Ganda, salirete verso San Bello, quindi prenderete per Santa Croce. Qui troverete la deviazione per Selvapiana, il cui percorso vi porterà sopra Santa Croce, sul tratto di strada che da Mello conduce a Serone, meta del vostro tragitto.

Via San Marco

Già Via Priula, in ricordo del governatore veneziano a Bergamo Alvise Priuli, che le realizzò per dar sbocco alla Serenissima Repubblica verso il nord Europa tramite il passo San Marco, la ripida via ci introduce nella contrada “Scimicà”. Percorrendola si possono osservare antiche abitazioni con interessanti portali che coprono un ampio spazio temporale, dal Quattrocento fino a raggiungere il pieno Ottocento. In cima alla via una casa con portico presenta un’interessante e alquanto ammalorata decorazione barocca ad affresco con al centro un grande dipinto raffigurante la Madonna Immacolata.

Teatro Pedretti

Se per il turista il nome della piazza è quello ufficiale di Enea Mattei, i morbegnesi continuano a chiamarla Cappuccini. Questo in ricordo dell’antica chiesa e del convento di proprietà dei Francescani che qui trovavano posto, istituzioni entrambe soppresse nel 1798. È proprio dallo scheletro della chiesa di San Francesco che nel 1855 si ricavò e inaugurò il Teatro Sociale. Qui si rappresentarono le più note opere italiane, mentre nel 1931 venne proiettato il primo film sonoro. La bella facciata che ancora oggi lo caratterizza è in stile neoclassico, mentre la struttura a palchi interna fu eliminata a favore dell’attuale sistemazione nel 1954 quando il teatro divenne il Cinema Pedretti. È invece dedicato ai caduti della guerra del 15-18 il monumento bronzeo opera dello scultore Zanaboni, che domina il lato sud della piazza.

Municipio

Posto nel cuore del centro storico il palazzo già della nobile famiglia dei Castelli Sannazzaro, presenta un’elegante facciata ingentilita da cornici in stucco, grate e balconi in ferro battuto di fattura settecentesca. All’interno alcune stanze conservano ancora raffinate decorazioni in stucco sette-ottocentesche. Il palazzo è dal 1837 proprietà del Comune di Morbegno e sede del Municipio.

Statua di San Giovanni Nepomuceno

Distrutto da una piena del torrente Bitto nel 1882, dell’antico ponte a dorso di mulo rimane solamente la bella statua raffigurante il Santo boemo Giovanni Nepomuceno martire della confessione. Eseguita nel 1756 dal ticinese Giovan Battista Adami, la statua si posa su un alto ed elegante piedistallo, coronato da una raffinata testa cherubica. Al centro del basamento osserviamo lo stemma della città di Morbegno costituito da una spada e due chiavi in ricordo dei protettori della città, i Santi Pietro e Paolo. Il culto di San Giovanni Nepomuceno martirizzato nel 1383, si diffuse solo dopo la sua canonizzazione nel XVIII secolo ed è invocato a protezione dalle inondazioni; si giustifica così la sua presenza sopra i ponti di mezza Europa. Nella foto la pregevole statua del Santo boemo.