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Monte Legnone

PARTENZA: Delebio in cima all’abitato, dove si imbocca la gippabile per Osiccio/Canargo (230 m)

ARRIVO: Monte Legnone (2609 m)

DISLIVELLO: ca. +2379 m

TEMPO: ca. 6/7 ore

DIFFICOLTA’: facile

PERIODO CONSIGLIATO: tra luglio e ottobre

Partendo in cima all’abitato di Delebio alla contrada “Basalun”(nei pressi della centrale idroelettrica) 230m/slm, si imbocca la ripida strada lastricata (adibita a strascico del legname). Dopo aver superato il bacino artificiale di “Piazzo Minghino” (532m/slm) la mulattiera si biforca. La via di sinistra porta prima al maggengo di Canargo poi alle porte di “Osiccio di Sopra” (922m/slm ore 1.15), mentre la via di destra più ripida e diretta porta direttamente a “Osiccio di Sopra”.

Si continua poi superando la “Capanna Vittoria” (970m/slm) giungendo alle case di “Piazza Calda” (1156m/slm.). Qui si lascia la mulattiera (ed eventualmente la Jeep o la moto) e si prosegue imboccando il sentiero ”Andrea Paniga”, segnalato da una targa al margine sud-occidentale dei prati.
Il sentiero sale ripido sul versante settentrionale della “Mottalla dei larici”, nel bosco di resinose. Una volta giunti alla radura chiamata “zoca de la naaf” (1420m/slm), si svolta a sinistra e si prosegue ora in un’abetaia secolare di grande fascino. Si raggiunge l’inizio dell’alpeggio, dove è posta la caratteristica “Casera di Piodi”(1506m/slm), da qui si prosegue un po’ dove si vuole sull’ampio e panoramicissimo dosso che ospita il vecchio alpeggio di Legnone. Si supera la “Casera vegia” (1640m/slm) e in breve tempo si raggiunge il Rif. Legnone (1696 m/slm). Il pernottamento al rifugio è consigliato per dimezzare l’importante dislivello.

Da qui ci si inoltra a “mezza costa” nella valle e percorrendo l’antica mulattiera militare ci si porta in pochi minuti su sentiero pianeggiante ai pascoli magri di Galida. Si raggiunge poi un grosso masso sotto il quale si trova una sorgente perenne di acqua freschissima “acqua de Galida”. Sempre seguendo la strada militare e dopo un paio di tornanti la mulattiera svolta decisamente verso sinistra. Dopo aver attraversato un paio di ombrosi e stretti canali si raggiunge il costone che divide Galida da Cappello. Lo si risale per un breve tratto con stretti tornanti per poi abbandonarlo e dirigersi verso sinistra con una lunga diagonale che porta sotto la bocchetta di Legnone. Qui si incontra la mulattiera che sale da Cappello e si nota qualche metro più in basso, sotto una grande roccia, un piccolo edificio diroccato utilizzato un tempo per il ricovero del bestiame “barech di manzoo”(2170 m/slm).

La mulattiera risale ora il ripido pendio con numerosi tornanti per raggiungere i 2360 m/slm della Bocchetta di Legnone. Qui l’escursionista avrà un anticipo del grandioso panorama che si gode dalla vetta. Si continua lungo la mulattiera ancora per qualche decina di metri superando due antiche “gallerie” del 15’-18’. Una volta abbandonata si guadagna la cresta SE che conduce in breve tempo e senza difficoltà alcuna alla croce di vetta del Monte Legnone.

Fonte: www.caimorbegno.org

Anello dei Corni Bruciati

PARTENZA: Predarossa (1955 m)

ARRIVO: Predarossa (percorso ad anello)

DISLIVELLO: ca. 1200 m

TEMPO: ca. 7 ore

DIFFICOLTA’: l’itinerario richiede buone capacità di orientamento e presenta nella salita al passo di Cornarossa, spesso con presenza di neve, alcune lievi difficoltà.

PERIODO CONSIGLIATO: tra luglio e settembre

L’anello dei Corni Bruciati comincia da Predarossa (1955 m). Si attraversa il piano paludoso e lungo sentiero segnalato si raggiunge il rifugio Ponti (2559 m). Dal Rifugio ci si abbassa seguendo le segnalazioni che portano al rifugio Desio fino a scavalcare la morena del ghiacciaio di Predarossa, quindi si attraversa su ganda in direzione del passo di Cornarossa che si raggiunge, seguendo le segnalazioni, su ganda e poche roccette (ad inizio stagione un ripido pendio nevoso può rendere più problematica la salita).

A pochi metri dal passo si trova il rifugio Desio (2886 m), attualmente inagibile. Si scende ora su massi e ganda seguendo le segnalazioni che conducono al rifugio Bosio e le si abbandonano per seguire verso destra tracce di sentiero e segnalazioni che conducono al passo di Caldenno. Continuando sempre verso destra e in leggera discesa si giunge sotto il passo che si raggiunge con breve salita (2551 m).

Ci affacciamo ora sulla Valle di Caldenno che attraversiamo per raggiungere, sul versante opposto, attraverso un ripido sentiero il passo di Scermendone (2595 m). Quindi scendiamo in Val Terzana passando poco sotto il lago Scermendone e raggiungendo le baite del Pian di Spini (2198 m). Proseguendo per largo sentiero pianeggiante, lo si abbandona per scendere decisamente a destra in una valletta, prima di giungere sul fondo della valle il sentiero, ora poco evidente, ci conduce a mezzacosta fino a scendere in una conca a tratti paludosa. Ci si sposta a destra e, attraversato un ponte in legno, si segue il sentiero segnalato che conduce fino a Predarossa.

Fonte: www.caimorbegno.org

Sentiero della Memoria

PARTENZA: Ardenno

ARRIVO: Ardenno (percorso ad anello)

DISLIVELLO: +560 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: ca. 6 ore

Il Sentiero della Memoria si snoda tra alcune delle località che, nella Seconda Guerra Mondiale, furono teatro di uno degli episodi bellici più noti del conflitto: la Battaglia di Buglio.

Malgrado il passare dei decenni i tragici eventi di quei giorni sono ancora vivi nel ricordo di chi li ha vissuti. Memoria Storica che questo itinerario intende valorizzare affinché sia d’insegnamento per le nuove generazioni.

Lasciata la SS38, nei pressi della quale si trova la partenza del percorso, ci si inoltra nel centro storico di Ardenno. Si affronta quindi la risalita verso Buglio, inizialmente lungo la sponda destra del Fosso di Gaggio e in seguito seguendo l’antico sentiero che conduce al paese. La chiesa dei Santi Fedele e Gerolamo, risalente al XIV secolo, il vicino municipio e la casa parrocchiale furono teatro di terribili scontri. Liberato una settimana prima da un manipolo di partigiani e con l’aiuto della popolazione, il 16 giugno 1944 il paese venne messo a ferro e fuoco dai nazifascisti che, ripreso il controllo della zona, attuarono una feroce rappresaglia.

Lasciato il centro abitato, si raggiunge un vecchio mulino dove furono uccisi i rivoltosi arrestati durante la battaglia. Visitata la lapide in memoria dei fratelli Travaini in località Nansegolo si prosegue quindi la discesa verso il fondovalle.

Campovico – Dazio

PARTENZA: Campovico (Morbegno)

ARRIVO: Dazio

DISLIVELLO: +300 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: 1 h e 30 min (andata)

Escursione interessante attraverso le caratteristiche antiche contrade dei Cèch, effettuabile in tutte le stagioni dell’anno e adatta a tutti. Dalla chiesa della Visitazione di Campovico si segue la bella mulattiera che sale verso Cermeledo (461 m). La strada si snoda con dolce pendenza e permette di ammirare Morbegno e il fondo valle. Giunti al villaggio di Cermeledo si volge verso destra per immettersi sulla strada asfaltata che porta alla bella conca prativa di Dazio (568 m).

Morbegno – Serone

PARTENZA: Ponte di Ganda (Morbegno)

ARRIVO: Serone (Civo)

DISLIVELLO: +457 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

Ottimo tracciato per un breve allenamento o per una passeggiata non troppo impegnativa. Partendo da Morbegno in località Ponte di Ganda, salirete verso San Bello, quindi prenderete per Santa Croce. Qui troverete la deviazione per Selvapiana, il cui percorso vi porterà sopra Santa Croce, sul tratto di strada che da Mello conduce a Serone, meta del vostro tragitto.

La Culmine

La Culmine (detta “Culmen” in dialetto) è un un bastione in granito dalla forma arrotondata tra la piana di Ardenno e il conoide di Talamona la cui cima arriva a 921 m di altezza. Il panorama che si ammira dalla Culmine è imperdibile e spazia su tutta la Valtellina.

I soleggiati versanti del monte sono percorsi da diversi sentieri, percorribili tutto l’anno grazie alla felice esposizione al sole in tutte le stagioni.

Il percorso più frequentato e breve è una mulatteria che parte da Dazio. Alla sinistra del cimitero del paese inizia una pista sterrata di origine militare che porta fino alla cima in 50 minuti. Qui, durante la seconda guerra mondiale, vennero infatti edificate una casermetta ed un posto di vedetta, servite da una comoda carrozzabile, che ora è rimasta a disposizione di escursionisti e bikers.

E’ possibile effettuare anche un percorso ad anello sempre con partenza da Dazio, nei pressi del centro sportivo. Si percorre una strada lungo il prato fino a raggiungere la località Portaia. Qui si lascia lo sterrato per seguire il sentiero che sale in un bosco di betulle e superate alcune roccette si entra in un bosco di castagni fino a Legunc’. Dopo un percorso con alcuni saliscendi in un bosco di pini silvestri fino alla vetta.

Per il rientro possiamo percorrere la strada più ampia che già abbiamo visto o scendere attreverso “El senteè del Tarci”, itinerario tracciato dal CAI in memoria di una guida morta in un incidente in montagna. Questo sentiero scende ripido fino alla località Portaia dove riprenderemo il percorso sterrato utilizzato all’andata.

La Culmine è raggiungibile anche da Desco, Porcido Paniga o Campovico, tramite sentieri ben segnalati.

Bivacco Rovedatti

PARTENZA: Contrada Biorca  (Val Corta, Tartano)

ARRIVO: Bivacco Rovedatti

DISLIVELLO: +675 m

DIFFICOLTÀ: E (Escursionistica)

DURATA: ca. 1 h 45′

Per raggiungere il Bivacco Rovedatti (quota 1850 m) si possono utilizzare i seguenti sentieri:

  1. sentiero “163 Alfredo” che sale dalla Val Corta dopo la contrada Biorca (quota 1175) a Tartano (tempo 1,45 h),
  2. sentiero “delle Arene” che da Campo scende alla diga (quota 960) e poi risale (tempo 2,45 h),
  3. sentiero dalla località “La Bianca” (quota 1.245) di Talamona raggiungibile su strada agro silvo pastorale a pedaggio (tempo 2,15 h). Il sentiero allo stato attuale ha tratti di difficile individuazione per cui prestare attenzione.

L’itinerario per il Bivacco Rovedatti inizia dalla Val Corta, località Biorca a 1170 m. Sulla destra vi è un’area di parcheggio attrezzata e ben sistemata, con una grande bacheca sul Parco delle Orobie, panche e tavoli.

Ci si incammina lungo la valle e poco avanti imbocchiamo in risalita la deviazione a destra della strada e il sentiero da seguire. La strada finisce alle case agricole di Foppa, in vista delle stesse sulla destra si stacca il sentiero, si raggiunge subito una fonte lavatoio che precede le belle e antiche case di Fognini, 1300 m. Si superano un prato e un incavo scavato da un rigolo d’acqua. Quindi, lasciato a sinistra sul tronco di un albero la deviazione a sinistra, si entra nel bosco. Si sale decisi traversando la costiera verso nord alternando tratti faticosi di gradini di rocce a parti di sottobosco con una lunga serie di inversioni.

Si giunge a una larga staccionata che delimita il bosco con l’inizio dei prati dell’alpeggio Piscino. L’alpe si estende su un terreno molto pendente, quindi la traccia del sentiero si perde nel prato. Si sale ripidi in diagonale lasciando la baita della Casera Piscino e un’altra vasca con fonte d’acqua, 1682 m., a sinistra. Qui non bisogna lasciarsi invitare a proseguire per il prato fino a raggiugere la sovrastante baita, si traversa in piano piegando a destra ove su un muretto in pietra si ritrova il sentiero. Vi è la “bandierina” disegnata su un sasso del muretto, ben visibile. Si continua in un rado bosco tagliando la conformazione della costiero con un su e giù e passando da ben tre cancelletti di legno per il contenimento degli animali. Si arriva così sopra una svolta all’Alpe Pustaresc, 1714 m.

Ci si imbatte in uno straordinario piano di pascolo affacciato sulla valle che consente una vista spettacolare sul Monte Disgrazia e le cime della Val Masino. Sono presenti anche tre incisioni in legno di cui due segnalano il Sentiero delle Arene. La terza riporta la direzione verso il Bivacco Rovedatti. Bisogna scegliere se compiere un’escursione fino al Pizzo della Prugna per poi girare oppure seguire il percorso diretto. Questo si infila nel bosco sopra l’alpe e in circa 15 minuti raggiunge il bivacco. Il consiglio è di compiere l’anello.

Il Bivacco Rovedatti è una bella nuova costruzione rivestita in legno. Risulta aperta, sorge su un piccolo slargo circondato da larici al passo Mùta, a 1850 m. Attorno sono realizzati posti con panche e tavoli, sedute su pietre. All’interno tavolate destinate a posti letto stufa a legna accatastate all’esterno, tavolone e panche, alcune stoviglie.

Storia del Bivacco

Nell’agosto del 2017 è mancato nei boschi della Val Corta Roberto Rovedatti (classe 1949), per cui da lì è nata nei figli l’idea di realizzare un bivacco nella zona che potesse dare un ricordo del suo amore per la montagna e per la Val Tartano.

Attorno al bivacco, in collaborazione con il “Consorzio Pustarèsc” è stato allestito un grande parco selvatico naturale con panche e tavoloni in legno all’ombra di larici e abeti.

E in inverno…

Nel periodo invernale si può raggiungere il bivacco con le ciaspole in sicurezza unicamente da Campo passando sul ponte tibetano (tempo 2 h) a pedaggio (verificarne orari apertura). Si sconsiglia lo sci alpinismo perché la parte sciabile è modesta. Il tracciato è stato allestito dal Consorzio Pustarèsc con segnaletica specifica su piante in modo che sia visibile anche in inverno.

Cercino: dal fondovalle ai prati della Bruciata

PARTENZA: Piussogno (220 m)

ARRIVO: Rifugio Consorzio Prati Brusada (1550 m)

DISLIVELLO: 1360 m

LUNGHEZZA: 12,7 km (totale); 2 km (fino a Cercino); 8 km (fino al Rifugio)

DIFFICOLTÀ: E (escursionisti)

DURATA: 45 min (fino a Cercino); 3 h 40 min (fino al Rifugio); 6 h (giro completo)

Il percorso, partendo nei pressi della chiesa di S. Margherita a Piussogno, passa dalle frazioni di Barossedo, Fiesso, Siro, il centro storico di Cercino, Cagnello, per poi salire tramite il vecchio sentiero dai Coper dei Maffioli e Coper Alto e terminare ai Prati della Brusada, dove chi vorrà potrà pernottare al Rifugio comunale.

Un percorso didattico, storico e naturalistico

Con questo percorso, realizzato dal Comune di Cercino grazie al sostegno di GAL Valtellina 2014-2020, l’escursionista, in totale autonomia guidato dalla segnaletica, potrà andare alla scoperta dei principali siti di interesse del territorio, identificati da un apposito cippo numerato e da alcune bacheche illustrative.

Monte Bassetta

PARTENZA: loc. La Piazza (Cino)

ARRIVO: Monte Bassetta

DISLIVELLO: ca. +780 m

DIFFICOLTÀ: E (escursionisti)

DURATA: 2 h 30 min

Situato al limite occidentale della Costiera dei Cèch, il Monte Bassetta (1746 m) si affaccia col suo profilo arrotondato su Alto Lario, Catena Orobica e Valchiavenna, offrendo in virtù della sua posizione ampi panorami di incredibile bellezza.

Per raggiungere La Piazza (960 m) bisogna percorrere la strada consortile richiedendo un permesso rilasciato dal Comune di Cino. Da La Piazza, tralasciata la pista tagliafuoco per i Prati dell’O, si imbocca a sinistra il sentiero per il soprastante Monte Foffricio (1258 m). Seguendo la segnaletica nel bosco, oltrepassata questa modesta elevazione, si percorre il suggestivo crinale fino al culmine.

Valletta – S. Apollonia – Corlazzo

PARTENZA: Valletta (Traona)

ARRIVO: Corlazzo (Traona)

DISLIVELLO: +100 m

DIFFICOLTÀ: T (turistica)

DURATA: 30 min

Si parte dalla frazione Valletta e si sale lungo una strada immersa tra vigne e boschi. Si attraversa l’antico borgo di S. Apollonia, di S. Caterina (da vedere: chiesa di S. Caterina) e si raggiunge la frazione di Corlazzo (da vedere: torchio di Corlazzo). Da qui è poi possibile proseguire attraverso splendidi percorsi e camminate tra i vigneti fino a poter raggiungere varie località (Castello di Domofole verso ovest, abitato di Mello e Civo, ecc…)
Il percorso non presenta particolari difficoltà e lungo di esso è possibile trovare alcune fontane ed aree di sosta.