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Parco delle Orobie Valtellinesi

Il Parco delle Orobie Valtellinesi tutela e valorizza il selvaggio versante settentrionale delle Alpi Orobie, catena montuosa vero scrigno di biodiversità e culla di tradizioni culturali e gastronomiche riconosciute ed apprezzate in tutto il mondo.

Durante l’anno vengono organizzate numerose attività, come le amatissime escursioni estive/autunnali con le Guide del Parco.

Maggiori informazioni su www.parcorobievalt.com

CENTRI VISITATORI DEL PARCO NEL MANDAMENTO DI MORBEGNO

I Centri Visitatori del Parco sono una vetrina sull’area protetta: offrono un percorso affascinante nel mondo della natura, nella storia del territorio e delle genti che lo abitano.
Visitando i Centri Parco possiamo acquisire informazioni sull’ambiente che ci circonda, “toccare con mano” le meraviglie del parco e imparare a rispettarle.

Informazioni

Parco delle Orobie Valtellinesi
Via Moia, 4
23010 – Albosaggia (SO)

Tel. +39 0342 211236
info@parcorobievalt.com

www.parcorobievalt.com

Riserva Naturale Val di Mello

Se si potesse spendere una sola parola per definire la Val di Mello, quella parola non potrebbe che essere “paradiso”. Un fondovalle pressoché pianeggiante che non richiede sforzi per essere percorso. Cascate che scendono a destra e a sinistra dalle numerosissime valli laterali. Un torrente che si allarga a un tratto in una pozza al cui centro sta un enorme masso. Alberi e prati che salgono a lambire pareti arrotondate di roccia grigia, che sembra quasi una colata metallica, attraversata da profonde crepe o da bianche vene che costituiscono per gli scalatori linee di salita privilegiate. E ancora baite che si confondono con i blocchi caratteristici spruzzati sui prati con insuperabile casualità. Aggiungete una fortunata esposizione al sole e il magnifico effetto che fa al suo termine il Monte Disgrazia con i suoi 3678 metri di eleganza che gli valsero il nome di Pizzo Bello.

La storia umana di questa vallata è davvero singolare: pascolo in prevalenza appartenente agli agricoltori della borgata di Mello, paese posto a mezzacosta sul versante retico della Valtellina, è stata per anni attraversata dagli alpinisti diretti verso le alte cime che la sovrastano e il cui accesso è reso più comodo dalla presenza del Rifugio Allievi-Bonacossa e del Bivacco Manzi, senza che, fino agli anni ’70 del XX secolo, degnassero di uno sguardo, che non fosse semplicemente contemplativo, le pareti che si innalzano anche per 500 metri dal fondovalle. La sua scoperta avvenne per merito di giovani arrampicatori, che, complice il vento di novità che aveva preso in quegli anni a soffiare sulle rocce, si avventurarono su per quelle placche dall’apparenza quasi inscalabili. Per merito del gruppo milanese che aveva il suo leader in Ivan Guerini e dei sassisti di Sondrio nacquero le prime vie di settimo grado delle Alpi Centrali, quasi tutte caratterizzate da nomi evocativi e affascinanti che all’epoca fecero gridare allo scandalo.

Ma insieme al desiderio di scalare, anzi proprio da quello, nacque la consapevolezza che per la sua natura fragile, per il rischio sovraffollamento, per il desiderio di arrivare con le auto fin dove si può, per un malinteso desiderio di sicurezza che porta alla costruzione di opere di protezione più invasive dell’eventuale danno a cui vogliono porre rimedio, oltre che per la necessità atavica di sfruttare le risorse naturali del luogo, la Val di Mello era esposta a troppi attacchi diversi per potersi difendere da sola.

Intanto la notorietà della Valle superava i confini italiani e alcune delle sue vie diventavano mete di pellegrinaggio di scalatori prima italiani e poi provenienti da tutto il mondo, molti dei quali diedero nuovo impulso alla ricerca di nuovi percorsi, creando vie sempre più difficili e sempre più belle, in una sfida che riamane aperta a nuovi contributi.

LA RISERVA
Sono stati gli scalatori a spendersi in prima fila e con lungimiranza perché il loro “terreno di gioco” venisse preservato. Erano gli anni in cui si cominciavano a raccogliere i frutti della predicazione di Antonio Cederna, il vero pioniere della difesa del territorio italiano, ma la strada da percorrere era ancora lunga e piena di mediazioni. La più complessa delle quali aveva come oggetto il diritto di quanti (agricoltori “melat” e cavatori di granito) traevano il loro sostentamento dalla valle e vedevano un intervento legislativo volto alla sua difesa come l’ennesima complicazione in una lotta secolare per strappare il loro sostentamento a una natura avara. La mediazione è stata lunga e complessa, ma si è rivelata fruttuosa. Così, quando nel gennaio del 2009 la Regione Lombardia ha posto sotto tutela questo paradiso, la storia della Valle ha imboccato un percorso in cui quanti amano questo lembo di territorio hanno davvero visto il compiersi di un cammino.

La valle è da allora un’unica riserva naturale che la ingloba completamente, spingendosi fino alle vette che la circondano. Al suo interno è protetta da una Riserva Naturale Orientata, mentre un’area del suo versante idrografico sinistro, nei pressi del suo sbocco, è tutelata come Riserva Naturale Integrale, il massimo della tutela: in quell’area è perfino inibito l’accesso alle persone.

Ma la Valle il cui fragile equilibrio è affidato, oltre alla opportuna tutela della legge, alla grazia e all’intelligenza di quanti la frequentano, è soprattutto un luogo magico. La potete apprezzare in ogni stagione: provate a visitarla con le ciaspole in inverno, in un giorno infrasettimanale di autunno, o quando all’inizio della primavera le pareti si scrollano di dosso la neve e riporterete delle sensazioni indimenticabili.

Fonte: www.valmasino.info

Informazioni

Comune di Val Masino
Via Roma, 2
23010 Val Masino (SO)

Tel. +39 0342 640101
www.comune.valmasino.so.it

Ricettario “Assaporiamo la Valtellina”

Con il ricettario”Assaporiamo la Valtellina” potrai fare un viaggio da protagonista attraverso i piatti della tradizione valtellinese!

Scarica:

LE RICETTE DELLA TRADIZIONE (pizzoccheri, sciatt, taroz, chisciòi, pizzoccheri della Valchiavenna, polenta taragna, costine al lavécc, bisciola, cupèta, curnàt, torta fioretto, tartufolin da credaro)

LE RICETTE DEGLI CHEF (i piatti della tradizione reinterpretati dai migliori chef della Valtellina: le materie prime del territorio incontrano altre tecniche di cottura, abbinamenti nuovi e presentazioni raffinate ed eleganti).

Formaggi Valtellina

Dagli alpeggi, dove gli animali pascolano liberi nutrendosi di erbe alpine, nascono formaggi unici come Bitto e Casera, prodotti di punta del nostro territorio.

Il Bitto è un formaggio grasso d’alpe a denominazione di origine protetta (D.O.P), nato dall’antica sapienza di generazione di mastri casari, dal gusto inconfondibile dato dalla presenza di una piccola percentuale di latte caprino che ne accentua il caratteristico aroma, unico formaggio al mondo che anche dopo 10 anni presenta notevoli caratteristiche e profumo.

Il Casera deriva il suo nome da una pratica che si protrae dal Medioevo, che vede allevatori e contadini valtellinesi portare il loro latte alle locali “casere” (caseifici) perché venisse lavorato e trasformato in prelibato formaggio.

A questi si aggiungono formaggi, apparentemente meno nobili, ma ugualmente genuini e ricchi di tradizione: il Matusc fatto dai contadini nei maggenghi durante la primavera e la squisita ricotta d’alpe, o “Mascherpa”, realizzata d’estate partendo dal siero residuo della lavorazione del formaggio Bitto.

Prodotti che rappresentano l’eccellenza, fatta di tradizione, di tecniche antiche e di cura e tutela del territorio

Vini Valtellinesi

Le origini della viticoltura in Valtellina sono antichissime e vanno rintracciate, ben prima della conquista romana del 16 a.C., in quelle genti appartenenti al popolo dei Reti, forse se non di origine (o all’origine) in contatto con la civiltà etrusca e in seguito con quella celtica, che abitavano le vallate delle Alpi Centrali e Orientali tra cui, appunto, la Valtellina.  Lo storico greco Strabone (ante 60 a.C. – 21/24 d.C.) nella sua opera “Geografia” elogia così le doti vinicole dei Reti: «Dunque i Reti si estendono sulla parte dell’Italia che sta sopra Verona e Como; e il vino retico, che ha fama di non essere inferiore a quelli rinomati nelle terre italiche, nasce sulle falde dei loro monti». Successivamente si hanno attestazioni della produzione di vino in Valtellina con Romani e Longobardi, ma sarà soprattutto durante i 300 anni di dominazione svizzera-grigionese (1512-1797) che la viticoltura valtellinese verrà incentivata e prospererà.

Le origini antiche, e la fortuna successiva, della coltivazione della vite e della produzione di vino in Valtellina si spiegano anche con una serie di caratteristiche geografiche tali da permettere un favorevole “microclima valtellinese”: il suo sviluppo Est-Ovest garantische un’ottima esposizione a Sud, Alpi Retiche e Orobie proteggono dai venti  freddi settentrionali e umidi meridionali, le precipitazioni sono uniformi lungo il corso dell’anno e la Breva, un vento tiepido proveniente dal Lago di Como, percorre da fine primavera a tarda estate la valle asciugando il terreno e favorendo l’impollinazione.

Coltura e cultura del vino sulla Costiera dei Cèch

In Bassa Valtellina la “civiltà del vino” si è sviluppata su quella porzione di versante retico che qui prende il nome di Costiera dei Cèch. Essa occupa 11 comuni del mandamento di Morbegno, partendo dal Comune di Dubino fino al Comune di Buglio in Monte. La presenza di questa viticoltura, definita per le sue modalità “eroica”, ha modificato il paesaggio attraverso la coltivazione su terrazzamenti, delimitati da muri in pietrame a secco che disegnano la tessitura del paesaggio, tutela di equilibri ambientali e culturali. La superficie complessiva occupata dalla vite è di 163 ettari (fonte Dusaf 6, 2020), coltivata sia da viticoltori professionali che amatoriali, con una produzione di vini IGT Terrazze Retiche e DOC. L’intensa attività di formazione e di miglioramento varietale promossa dalla Comunità Montana di Morbegno ha portato ad un miglioramento qualitativo delle produzioni e a un rinnovato interesse verso la coltivazione della vite. Nel comprensorio del Consorzio Turistico Porte di Valtellina operano sette realtà produttive che commercializzano vino, in prevalenza rosso, per una stima relativa all’anno 2020 di ca. 60.300 bottiglie l’anno.

Cucina Valtellinese

Sapori intensi ed unici di una cucina semplice che ancor oggi conquista con le sue caratteristiche di schietta genuinità. La nostra tradizione gastronomica offre, tra i primi piatti, i noti Pizzoccheri, tagliatelle di grano saraceno con verdure, burro fuso e formaggio Casera.

Da gustare come antipasto o seconda portata gli Sciatt, frittelle di grano saraceno che racchiudono un morbido cuore di formaggio, serviti su un verde letto di cicorietta.

Da non dimenticare la Polenta, creata dalla combinazione di farine di mais e grano saraceno, servita accompagnata dai funghi porcini delle nostre valli, dai salmì di selvaggina o condita con burro e formaggio Bitto che le conferiscono il nome di Taragna.

Inoltre i salumi e un’ampia varietà di formaggi.

Il pasto non può concludersi se non assaggiando i dolci tipici, la Bisciola o la Cupeta, delizioso impasto di miele e noci racchiuso tra due veli di ostia, la torta Saracena con panna e marmellata di mirtilli.