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Autore: Infopoint

Gnocchi di zucca, bresaola, taleggio, erba cipollina

INGREDIENTI

1 kg di gnocchi di zucca

200 g di Bresaola della Valtellina IGP

150 g di Taleggio DOP

q.b latte

q.b. erba cipollina

PREPARAZIONE

Mettere a bollire una pentola di acqua salata. Scaldare il latte e aggiungere il taleggio. Lasciar sciogliere il formaggio a fuoco basso fino a che non risulta una crema densa. Se serve, aggiungere latte per stemperare. Tagliare finemente l’erba cipollina. Tagliare la Bresaola della Valtellina IGP a striscioline. Cuocere gli gnocchi nell’acqua bollente fino a quanto non vengono a galla. Condire gli gnocchi in un tegame con la salsa al taleggio, la bresaola cruda e l’erba cipollina. Servire caldo.

Ricetta tratta da www.bresaolainedita.it

Crespelle al Bitto

Le Crespelle al Bitto sono un esempio di come la cucina valtellinese sia riuscita ad integrarsi con la cucina internazionale pur mantenendo invariati quelli che sono i suoi ingredienti principali: il grano saraceno ed il formaggio Bitto.

INGREDIENTI (per 4 persone)

75 g farina di grano saraceno

75 g farina bianca

200 g formaggio Bitto

100 g burro

2 uova intere e 1 tuorlo

3 cucchiai birra

150 g latte

50 g panna

salvia

Parmigiano

q.b. sale pepe

Preparazione

In una terrina mischiate le farine, le uova, la birra e il latte fino ad ottenere un composto omogeneo che lascerete riposare per circa 30 minuti. Nel frattempo unite il formaggio tagliato a dadini alla panna, mettetelo sul fuoco e mischiate fino ad ottenere una crema. Trascorsa la mezz’ora, utilizzate il composto e preparate delle crêpes sottili su cui andrete a stendere la crema di formaggio preparata in precedenza. Arrotolatele e sistematele in una pirofila precedentemente imburrata, cospargetele con del parmigiano e infornate per circa 10 minuti a temperatura moderata; prima di servirle distribuitevi sopra il burro che avrete fatto soffriggere con la salvia.

Fonte: Azienda Agrituristica “La Fiorida”

Risotto ai mirtilli

INGREDIENTI

150 g mirtilli della Valtellina

250 g riso

700-800 ml brodo

q.b. olio d’oliva

30 g cipolla

q.b. Vino bianco

PREPARAZIONE

Preparare il brodo. Tritare finemente la cipolla, farla rosolare, aggiungere il riso e tostare. Bagnare con un goccio di vino bianco e lasciare evaporare. Aggiungere i mirtilli e il brodo poco alla volta fino a cottura ultimata.

Fonte

Ricetta di Rezia Valtellina

Taroz

Tipico piatto della tradizione contadina valtellinese, preparato con gli ingrediente dell’orto a base di fagiolini, patate e formaggio.

L’origine del nome, quasi sicuramente, deriva da tarare (rimescolare). Oggi è possibile trovare questo piatto in diversi ristoranti della Valtellina, come antipasto o piatto unico (una porzione di taroz conta circa 490 kcal).

INGREDIENTI (per 4 persone)

400 gr patate

300 gr fagioli verdi

200 gr formaggio Valtellina Casera DOP

150 gr di burro

1 cipolla bianca

q.b. sale e pepe

PREPARAZIONE

  1. Far bollire in acqua bollente le patate sbucciate con i fagiolini
  2. lasciar cuocere fino ad ammorbidire e quindi scolare
  3. schiacciare il tutto con una forchetta o un cucchiaio di legno, in modo da ricavarne quasi una purea
  4. Salare e pepare a piacimento.
  5. A parte, far soffriggere la cipolla tritata nel burro. Aggiungere la purea e il formaggio precedentemente spezzettato. Far cuocere il tutto fino ad ottenere una pasta cremosa e filante. Per ammorbidire il composto, aggiungere un pò di acqua di cottura o di brodo fino a raggiungere la consistenza desiderata.

Curiosità:

Alcune varianti del piatto possono includere anche la zucca (un pezzo di zucca bianca schiacciata insieme alle patate e i fagiolini aiuta a legare l’impasto), i fagioli o la pancetta, rosolata nel burro insieme alla cipolla.

Molti ristoranti usano servire il piatto in una cialda di parmigiano e spesso lo passano prima in forno per rendere la superficie croccante.

Vino in abbinamento

Valtellina Superiore DOCG Tradizone

Fonte

Ricetta di Laura Franca tratto da “Assaporiamo la Valtellina, esperienze enogastronomico e ricette del territorio” di Valtellina Turismo

Il Colondello

Il colondello delebiese era la tipica struttura abitativa del comune di Delebio, il suo nome “culundél” deriva dal latino colonia.

Se ne contano in tutto il paese ben 66 come risulta della cartina comunale del 1812 anche se oggigiorno a causa dei vari interventi di ristrutturazione edilizia pochi conservano ancora il loro aspetto originario.

Il tipico colondello è composto da gruppi di case rurali con annesse stalle e fienili costruiti in pietra e legno che si sviluppano attorno ad un cortile interno molto spesso ciottolato (griscia).

All’interno di esso si svolgevano tutte le attività della comunità agricola organizzate attorno a uno spazio funzionale gestito e abitato in comune. Infatti nello stesso colondello potevano vivere insieme anche sei differenti famiglie legate da solidi vincoli di interdipendenza e dalla necessità di aiuto reciproco, il tutto regolamentato da solide regole orali tramandate di generazione in generazione.

Questo particolare sistema abitativo è un esempio unico in Valtellina e tipico del nostro comune, infatti strutture abitative di questo genere sono frequenti nelle zone della pianura padana come nel basso lecchese e bergamasco.

Tempietto Votivo degli Alpini

Il gruppo Alpini di Andalo Valtellino è stato fondato nel febbraio del 1967.

Inizialmente gli alpini di Andalo erano iscritti nel gruppo di Delebio ma grazie all’impegno e alla passione in primo luogo degli alpini Dattomi Donnino e Margolfo Italo, con la collaborazione di alcuni ex combattenti e di altri alpini simpatizzanti, si è costituito un gruppo anche nel paese di Andalo.

L’impegno primario del gruppo è sempre stato quello di ricordare e commemorare, attraverso la festa annuale dell’ultima domenica di gennaio, tutti i caduti e i dispersi di Andalo Valtellino nelle due grandi guerre.

Un ricordo particolare è sempre stato dedicato ai caduti e ai dispersi del fronte russo dove, in particolare nelle tragiche battaglie di Nicolajewka e Warwarowka, molti alpini hanno perduto la loro giovane vita.

Nel 1996 all’interno del gruppo è sorta l’idea di costruire un tempietto votivo e grazie alla concessione di un terreno a Piazzo, di proprietà della signora Ziveri Irene, moglie del geom. Gherbi Martino, nel febbraio del 1997 sono iniziati i lavori.

Dopo tre anni circa di grande impegno e grazie anche all’aiuto di molti simpatizzanti, enti e piccole imprese, il 26 settembre 1999 si è celebrata l’inaugurazione ufficiale e sono state scoperte le due lapidi con incisi i nomi dei caduti e dei dispersi.

Da allora, ogni anno, l’ultima domenica di agosto viene organizzata una festa popolare che coinvolge tutto il paese.

Attrattiva aperta al pubblico e visitabile.

Lavatoio di Pedesina

Il lavatoio di Pedesina, luogo in passato di lavoro e di incontro, è oggi ornato e colorato con una serie di immagini a sgraffito, una tecnica di decorazione a fresco, opera di Anna Papini.

I simboli e le parole raccontano la storia passata e presente di questo piccolo paese, il secondo meno popolato in Italia.

Antico lavatoio di Gerola Alta

Il lavatoio di Gerola Alta che in passato era tra i pochi punti di rifornimento di acqua potabile e luogo di socialità, soprattutto per le donne del paese, è in riva al torrente Bitto. Lo spazio restaurato ha in mostra gli oggetti un tempo utili e usati per il bucato, con schede informative a supporto, e da lì si può ammirare la vista sul campanile di San Bartolomeo.

Fontane e lavatoi di Civo

Le fontane e i lavatoi che costellano i nostri borghi sono tra le testimonianze storiche che più si distinguono per la loro diffusione, per il loro utilizzo ancora attuale e per la loro unicità. Dalle semplici vasche alle strutture coperte più elaborate, ogni pezzo è infatti un “pezzo unico”, degno di nota non solo per la semplice e rustica bellezza, ma anche perché frutto di quel sapere artigianale, presente anche nei più piccoli abitati, che non solo riusciva a trarre dalle materie locali qualcosa di utile, ma anche qualcosa di bello.

Per valorizzare questo patrimonio etnografico, comune di Civo e Fondazione Cariplo hanno realizzato un progetto di valorizzazione censendo e ristrutturando fontane e lavatoi delle numerose frazioni del comune cèch. L’intero lavoro è stato raccolto in una brochure che, oltre ad informazioni aggiuntive, contiene un itinerario che vi consentirà di scoprire i manufatti e assaggiare la fresca acqua di montagna che sgorga e disseta, oggi come un tempo!

Scarica qui la brochure

Chiesa di Sant’Antonio Abate

La Chiesa di Sant’Antonio Abate è la più antica della Val Tartano.

Non si conosce la data di fondazione, ma è presente già in alcuni documenti del XIV secolo.

Inizialmente la cappella (ora dedicata alla Vergine Immacolata) era dedicata ai santi Mauro e Gottardo.

Attualmente la Chiesa, risultato di vari interventi effettuati nel secolo XVII e XVIII, è ad una navata con tre campate con archi e volte a crociera.

L’altare maggiore conserva una ancona lignea che corrisponde alle descrizioni settecentesche, con una tela raffigurante la Vergine in trono, incoronata, con il Bambino tra gli angeli e sormontata da una colomba.

Alla sua destra Sant’Antonio Abate e alla sinistra san Giovanni Battista. L’altare laterale è oggi dedicato alla Vergine Immacolata di cui si conserva una tela sopra l’altare. Sempre nella cappella laterale è conservata una tela con la scena della Natività dono di Giovan Antonio Brisa e datata 1648. Sempre dello stesso committente e datata 1653 è la tela raffigurante S. Antonio da Padova, posta sopra la porta d’ingresso.

Il campanile è separato dalla chiesa e collegato ad essa tramite un sagrato coperto, pavimentato in acciottolato.

Il piano superiore del sagrato coperto è occupato da un locale (datato 1660) a cui si accede da una scala interna. Qui sono conservate tre tele settecentesche di buona mano, purtroppo in pessime condizioni, una raffigurante san Barnaba, un’altra la Vergine del Rosario tra santi e la terza S. Antonio da Padova che porge il Bambino alla Vergine.

All’esterno, sul fianco occidentale, è posto un affresco di Sant’Antonio Abate e San Giovanni Battista ed è collocata una piccola cappella dedicata alla Madonna del Rosario.